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Cinema

“Avatar 3”: in sala il 17 dicembre

Il terzo capitolo di “Avatar” sta per arrivare in sala. Il regista James Cameron mostra con questa saga una versione del nostro mondo. L’idea di 20 anni fa è stata profetica o il mondo era già così?

"Avatar 3" (©Avatar 3)
"Avatar 3" (©Avatar 3)

Il terzo appuntamento della saga di “Avatar” sta arrivando e il regista James Cameron si mostra emozionato, tanto da considerare questo film come quello emotivamente più forte. “Avatar 3” uscirà in sala il 17 dicembre. Il titolo, “Fuoco e Cenere” (“Fire & Ash”) evoca una dicotomia profonda: il “fuoco” diviene il simbolo di violenza, odio, trauma e rabbia; mentre la “cenere” ne è la sua conseguenza emotiva (dolore, lutto e ricordo). In questo senso, il regista pare quasi profetico: l’universo che ha creato (la sua Pandora) diventa uno specchio che riflette i mali del nostro mondo.

“Avatar”: la saga

La saga inizia nel 2009 con “Avatar”, dove Jake Sully, ex marine paralizzato, arriva su Pandora e tramite il suo corpo-avatar scopre la cultura dei Na’vi. Finisce per schierarsi con loro contro l’invasione umana, diventando a tutti gli effetti uno di loro. Il racconto prosegue nel 2022 con “Avatar – La via dell’acqua”, in cui Jake e Neytiri, ora genitori, si rifugiano presso il popolo acquatico dei Metkayina per sfuggire al ritorno degli umani e del colonnello Quaritch. Il film si chiude con la morte del loro primogenito, evento che pesa su tutta la famiglia. Il terzo capitolo, “Avatar – Fuoco e Cenere”, sposta il focus sul lutto e sull’incontro–scontro con un nuovo clan Na’vi, il Popolo della Cenere. I temi vertono sulle tensioni interne, razzismo, rabbia e trauma.

La sega, se continuerà il progetto iniziale, proseguirà con “Avatar 4” (previsto 2029): probabilmente includerà un salto temporale e seguirà una nuova generazione, ampliando lo scontro tra umani e Na’vi. Infine, “Avatar 5” (atteso nel 2031) dovrebbe portare parte dell’azione sulla Terra, immaginando l’impatto che i Na’vi e la loro cultura potrebbero avere sull’umanità e sul futuro del pianeta.

“Avatar 3”: attenzione al tema del lutto e della perdita

James Cameron ha deciso di affrontare in modo esplicito il lutto e il trauma, temi, secondo lui, affrontati in modo sbrigativo e superficiale dall’Hollywood odierna.  Infatti, alla fine di “La via dell’acqua”, la famiglia Sully subisce la perdita del figlio maggiore, Neteyam. Così, in “Avatar 3”, tutti i personaggi elaborano il trauma: Jake per il figlio, e Lo’ak, il figlio minore, porta con sé un senso di colpa e dolore per la morte del fratello. Per tutto il film, Pandora diventa dunque spazio del dolore, ma anche della memoria e della possibile rinascita: la cenere non indica solamente la fine, ma anche l’eco delle ferite da elaborare.

Conflitti interiori: razza, conflitto e tribù

“Avatar 3” introduce anche un nuovo clan di Na’vi, il “Popolo della Cenere” guidato da Varang (Oona Chaplin). Con questa scelta, Cameron mostra che anche tra i Na’vi esistono conflitti: la guerra si realizza tra culture e tra i singoli individui. Il “fuoco” (rabbia, odio e vendetta) indica le divisioni, le paure, la memoria della violenza e il desiderio di rivalsa. E la “cenere” diventa il bagaglio emotivo che ciascuna comunità dovrà portare (perdita, trauma e dubbi morali). In questo senso, il film si interroga su temi inquietantemente attuali anche per la nostra realtà, come i concetti di identità, tradizione, conflitto e razzismo.

“Avatar 3”: un film attuale

Cameron stesso ritiene che “Avatar 3”, con tutti i temi che affronta e nel modo in cui lo fa, ricalchi il nostro mondo. Il lutto, tema universale e riconoscibile in tante vite reali, deve convivere in un momento storico dove guerre, migrazioni e crisi climatiche impongono drammi individuali e collettivi. Il tema del razzismo, della divisione tra “noi” e “loro” (rappresentato dalle varie tribù Na’vi) fa da metafora alle tensioni globali identitarie ed etniche.

In questo modo, il film diventa molto più di un kolossal di fantascienza. Diventa uno specchio della contemporaneità, una riflessione morale e un invito a guardare dentro di noi per cercare una via di redenzione, che possa condurre a una pace.

James Cameron e "Avatar 3" (©James Cameron e Avatar 3)

James Cameron e “Avatar 3” (©James Cameron e Avatar 3)

James Cameron: regista del futuro?

Sempre stato un regista in bilico tra memoria e futuro, James Cameron racconta mondi fantastici, ma senza dimenticare il mondo reale. Attuale più che mai, la sua visione unisce umanismo, ambientalismo e consapevolezza. Infatti, Cameron è un regista che non si accontenta di intrattenere, ma che vuole far riflettere. Attraverso la tecnologia, gli effetti speciali e l’immaginario epico, racconta emozioni reali (lutto, responsabilità e identità). Dunque, Cameron pare davvero un “regista del futuro”, non perché fa film futuristici, ma perché con i suoi film guarda in avanti, immagina conseguenze. La fantascienza diviene la lente critica verso il presente.

Fonte: La Repubblica

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