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Autobiografia di un Natale

Il racconto di un Natale del passato rivisto da un bambino del tempo, questo è “Autobiografia di un Natale”, di Bernardino Salvati

Modellino di un trenino elettrico natalizio
Modellino di un trenino elettrico natalizio (Immagine generata con IA)

Pubblichiamo di seguito “Autobiografia di un Natale”, del nostro lettore e ascoltatore Bernardino Salvati, che ha voluto condividere con tutti noi un pensiero sul Natale raccontandoci di una sua passione e di quello che potrebbe essere stato il Natale di tanti bambini bolognesi suoi coetanei (e non solo).

Ecco quindi il suo racconto, che ci riporta in una Bologna di tanti anni fa, facendoci riflettere che se molte cose sono cambiate, la magia e la gioia dei bambini quando si avvicina il Natale, è sempre la stessa.

Autobiografia di un Natale, di Bernardino Salvati

A breve sarà Natale e la città, già rivestita di luci e colori da un bel po’ di settimane, ci accompagnerà per le feste di fine anno e, visto l’andazzo, magari fino a Carnevale.

Se oggi prevalga di più l’aspetto commerciale o quello religioso non saprei dire, bisognerebbe poter leggere nell’animo di ogni persona, certo è che, dando un’occhiata in giro, il secondo sembra essere rimasto privilegio di pochi.

Ma torniamo alla nostra città e a chi ha avuto la fortuna di viverla da bambino durante gli anni ’60.

Lo so che è passata un’enormità di tempo ma, dato che a me è capitato, non volevo privarmi del piacere di raccontarvelo.

Una Bologna diversa da oggi

Chi ha avuto la mia stessa fortuna, ricorderà una città diversa, ma non per questo meno festosa. Avevamo tutti di meno, ma si sopperiva con la fantasia a quel che mancava, impegnandosi duramente per inseguire i propri sogni che, complice il periodo natalizio, sembravano prossimi a realizzarsi.

Le luminarie lungo le strade non si limitavano come ora al solo centro storico, ma correvano verso la periferia confondendosi con la nebbia che piano piano entrava dalla pianura. Si arrampicavano sulle colline, rivestendo balconi e giardini e riflettendosi sulla neve che, a quei tempi, non disdegnava di cadere con frequenza.

La città con tutta questa luce, agli occhi di un bambino, sembrava più calda e più grande.

Gli stessi occhi che scrutavano curiosi e attenti tra le luci e le ombre dei presepi tradizionali esposti in tutte le chiese, cercando di carpirne il mistero. Era d’obbligo la visita al mercatino di Santa Lucia, allora tutto dedicato al Natale, per gli ultimi acquisti.

A chi mancava un pastorello, a chi un angelo che l’anno prima era caduto e si era rotto. Chi rinnovava la Sacra Famiglia e chi arraffava l’ultima paglietta argentata per l’albero di Natale. Albero che si acquistava nel medesimo luogo e, solitamente, lo si caricava sul tetto dell’auto e veder circolare tutti questi alberi semoventi creava un effetto curioso.

Già, l’albero di Natale, che insieme al presepio rallegravano ogni casa e, nonostante l’ingombro, la faceva sembrare più calda e accogliente.

Il centro di Bologna pronto per Natale

Il centro di Bologna pronto per Natale (© Comune di Bologna)

Albero, Presepio e giocattoli per i più piccini

Se il tour dei presepi era un classico, non si può sottacere quello dedicato ai negozi di giocattoli, croce e delizia di ogni bambino. Delizia, se il genitore elargiva il gioco desiderato; croce, ma non troppo, se bisognava accontentarsi di qualcosa di meno. E, devo dire, che allora ci si accontentava facilmente.

Dovete sapere che a quel tempo Bologna era ricchissima di negozi di giocattoli.

I giochi del momento erano, per noi ragazzini, il treno elettrico, le costruzioni della Lego e del Meccano, i soldatini, i modelli delle auto e pochi altri.

Tutte cose che per funzionare richiedevano l’uso delle mani, perciò niente a che vedere con i giochi elettronici di oggi per i quali servono sì le mani, ma solo per pigiare pulsanti e rintronare le teste di chi li usa.

Allora chi la faceva da padrone era il trenino elettrico che non tutti però potevano permettersi, ragione di più per renderlo oggetto del desiderio di tanti e anche per il sottoscritto, già preda della passione per il treno, modello o vero che fosse.

Molti di voi avranno sognato sfogliando i cataloghi delle ditte che li producevano. Lo stesso valeva per me, dato che di cataloghi ne avevo molti, ma di modelli pochini e questi me li regalavano i miei genitori ma, giustamente, con il contagocce.

Erano infatti regali importanti e ne andava riconosciuto il valore che la quantità avrebbe svilito insieme al desiderio e al piacere dell’attesa.

Con queste premesse, il giro dei negozi, meglio sarebbe dire delle loro vetrine, nel periodo delle festività era un momento aspettato con trepidazione.

Modellino di treno elettrico

Modellino di treno elettrico (Immagine creata con IA)

Autobiografia di un Natale: il trenino elettrico, che passione!

Ne ricorderò alcuni con i quali ho avuto qualcosa a che fare come Gasperini, allora in via Farini, dove mio padre si recava quando voleva assecondare la mia passione. A volte mi portava con lui e il negoziante mi permetteva di comporre piccoli convogli prelevando i modelli dalle vetrinette e posandoli su un binario. Devo lodare a distanza di anni la sua pazienza e per non avermi mai sbattuto fuori dal negozio.

E ancora la grande Ditta Rossi in via D’Azeglio dove, ricordo ancora, era presente un plastico funzionante di rispettabili dimensioni.

I treni in movimento, le luci dei segnali, il paesaggio con le case e le stazioni illuminate erano una vera meraviglia testimoniata dalle impronte di mani e nasi ad altezza bambino sulla vetrina.

Spostandosi in via Manzoni, trovavamo il vasto negozio di Pesaro dove ricordo le lunghe chiacchierate con il capo commesso Antonio che non era soltanto un venditore, ma un vero appassionato del mondo del fermodellismo.

Antonio e il suo premio

Vale la pena ricordare che Antonio vinse più volte il primo premio nel concorso per allestimento di presepi che tutti gli anni si teneva lungo lo scalone che portava all’ingresso laterale della Chiesa di S. Giovanni in Monte da via Farini.

Questa sua fama trasvolò l’oceano, portandolo in Brasile dove gli fu commissionata la costruzione di un presepio gigante.

Non si può poi assolutamente tralasciare il mitico Benetti che teneva bottega, piccola ma fornitissima di mille tesori, in via Rialto.

Affabile e comprensivo, non lesinava consigli ed attenzioni.

Quante ore ho passato da lui non saprei dire, basta sappiate che ci feci una capatina anche la mattina del giorno del mio matrimonio.

Narrano le leggende che esistesse in via Ugo Bassi un altro esercizio di nome Stand che tuttavia non visitai mai perché ne venni a conoscenza solo dopo la cessazione dell’attività. E me ne dispiacque perché, come seppi poi, in chiusura fece delle svendite appetitose.

La poesia dei Natali si affievolisce

Mi piace ricordare poi in ultimo un negozio di ottica sito in Galleria del Toro.

Non stupisca la commistione di treni e occhiali poiché allora non era inusuale come pure capitava di alcune cartolerie. Ma la particolarità di questo sito era quella di esporre un plastico ferroviario semplice, ma completamente innevato. Neve finta chiaramente e non ho mai capito come avesse ottenuto questo effetto.

Oggi esistono prodotti adatti, ma allora? Rimane una delle mie curiosità giovanili mai soddisfatta. Comunque, quando anche fuori nevicava, tutto l’insieme risultava fantastico.

Oramai tutte queste attività o hanno chiuso i battenti o hanno cambiato indirizzo e si sono ridimensionate lasciando gli appassionati in balia di internet.

Spariti dunque i trenini, sparita la neve e la nebbia, sperando di non essere contraddetto nei prossimi giorni, di tutta la poesia dei Natali che ricordo è rimasto, almeno per me, ben poco.

Ho cercato negli anni di rivivere quelle sensazioni di un tempo, ma non ci sono riuscito, perché probabilmente occorre avere l’animo e gli occhi di un bambino per assaporarle.

Ai fanciulletti di oggi piacerà senz’altro l’atmosfera natalizia odierna non avendo potuto provare quella di un tempo e di questo mi dispiace sinceramente perché non potranno mai sapere quello che si sono persi.

Ora vi saluto concludendo questa mia biografia ferroviaria e dando un calcio alla malinconia.

Anzi, per risollevarmi il morale, andrò a comprarmi un trenino.

Su E-Bay naturalmente!!!

Bernardino Salvati

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