Un «grande passo avanti». Con queste parole la Commissione europea ha accolto ieri l’accordo che segna il ritorno della Gran Bretagna nel programma Erasmus+, per la prima volta dall’uscita dall’Unione europea.
Dal 2027 torna lo scambio tra giovani Ue e Regno Unito
Da gennaio 2027, decine di migliaia di studenti italiani, europei e britannici potranno tornare a varcare la Manica per studiare o fare esperienze lavorative, tirocini, attività sportive, stage e formazioni professionali sia nei Paesi Ue sia nel Regno Unito, riaprendo una stagione di scambi che la Brexit aveva bruscamente interrotto.
«È una vittoria enorme per i giovani», ha sottolineato Nick Thomas-Symonds, ministro britannico responsabile dei rapporti con l’Ue e negoziatore dell’intesa insieme al vicepresidente della Commissione Maroš Šefčovič. «Non si tratta solo di viaggiare, ma di acquisire competenze per il futuro, di avere successo negli studi e di offrire alla prossima generazione le migliori opportunità possibili». Per Thomas-Symonds, l’accordo è anche la prova che «la nuova collaborazione con l’Ue sta funzionando».
Tale entusiasmo è stato rimarcato anche dal leader dei liberaldemocratici Ed Davey. «Evviva! Ora rientriamo anche nell’Unione doganale europea»
Il reset con Bruxelles: Erasmus come simbolo della svolta del governo Starmer
Un segnale politico tutt’altro che secondario: il ritorno nell’Erasmus+ si inserisce infatti nel prudente ma significativo percorso di riavvicinamento tra Londra e Bruxelles avviato dal premier Keir Starmer, convinto europeista, con l’obiettivo di ricucire rapporti e fiducia dopo gli strappi degli anni post-Brexit. «Dobbiamo riavvicinarci sempre di più all’Ue» così aveva dichiarato il premier nelle ultime settimane.
Una promessa elettorale mantenuta. Il Partito laburista aveva inserito il ritorno nel programma Erasmus+ tra gli impegni chiave della campagna per le elezioni del 2024 e ieri ha potuto rivendicarne il rispetto. Una scelta che segna una netta discontinuità con il passato: dopo il referendum del 2016 sulla Brexit, il governo guidato da Boris Johnson aveva infatti deciso di uscire da Erasmus, giudicato troppo oneroso, annunciando al suo posto il programma nazionale Turing, rimasto però in gran parte sulla carta e mai davvero decollato.
Quanto costa il ritorno in Erasmus?
Il rientro nel programma europeo avrà un costo significativo ma considerato sostenibile dall’esecutivo britannico. Gli studenti Ue pagheranno rette come quelle dei cittadini e residenti britannici ovvero un massimo di 9.535 sterline annuali a differenza delle 30 e 40 mila sterline precedenti.
Per l’anno accademico 2027/28 la spesa prevista è di 570 milioni di sterline, ha comunicato il ministero dell’Istruzione, precisando che Londra ha ottenuto uno sconto del 30 per cento rispetto ai contributi richiesti ai Paesi extra-Ue che partecipano a Erasmus+. Un investimento politico ed economico che il governo Starmer presenta come una scommessa sul futuro dei giovani e sulle relazioni con l’Europa. Tuttavia tale scommessa ha accumulato non poche critiche: i giornali conservatori e la destra hanno accusato il premier di «sperperare» quei 650 milioni di euro richiesti da Bruxelles con l’obiettivo di far approdare un ampio numero di studenti europei.
Critiche e risposte: il dibattito sul ritorno di Erasmus+
A pesare nel dibattito c’è anche lo squilibrio nei flussi: nel Regno Unito arrivano in genere molti più studenti europei di quanti britannici partano verso il continente. Un argomento spesso usato dai critici, che liquidano Erasmus come un’occasione di svago più che di crescita. «Penseranno solo a fare festa e non porteranno nulla alla nostra economia», è una delle accuse ricorrenti.
Un parere rilanciato anche dal giornalista britannico Andrew Neil, che non ha risparmiato critiche e giudizi negativi riguardo all’accordo: «È una farsa – ha attaccato – e i suoi costi ricadranno proprio sui giovani». Un fronte di opposizione che riflette le divisioni politiche e culturali tra chi vede nel riavvicinamento con Bruxelles un’opportunità e chi, al contrario, continua a considerarlo un passo indietro.
Alle critiche risponde il sottosegretario al Tesoro James Murray, che ridimensiona la questione dei costi: «Non è solo una questione di soldi. In gioco ci sono benefici enormi per le nuove generazioni». Il governo laburista prova così a inserire la svolta sull’Erasmus in un quadro più ampio, legandola alla ripresa dei rapporti con Bruxelles e a nuovi accordi energetici e commerciali.
Dietro le quinte, però, il ritorno del Regno Unito nel programma di scambio è stato di fatto una condizione posta dall’Unione europea per avviare quello che Keir Starmer definisce il reset: il tentativo di ricucire i rapporti tra Londra e l’Europa dopo una Brexit che, nei fatti, si è rivelata finora più dannosa che vantaggiosa. Come hanno sempre sostenuto a Bruxelles, la base indispensabile per riaprire qualsiasi negoziato doveva essere proprio Erasmus+, insieme all’imminente rilancio della mobilità giovanile per gli under 35, con l’obiettivo dichiarato di «cementare il ricongiungimento tra le nuove generazioni dei due blocchi».
Due concessioni chiave
In cambio, sono arrivate due concessioni chiave per consentire a Londra di centrare i propri obiettivi. La prima è un nuovo accordo commerciale sui controlli alimentari, veterinari e fitosanitari, pensato per ridurre le frizioni alle frontiere. Secondo Keir Starmer, una misura che permetterà al Regno Unito di risparmiare miliardi di sterline. La seconda riguarda il fronte energetico e della sicurezza, con agevolazioni sull’energia e l’accesso del Regno Unito al fondo europeo per la Difesa Safe, un bacino da oltre 120 miliardi di euro.
Qualcosa sta cambiando?
Intanto, a Westminster si moltiplicano le indiscrezioni su un possibile rientro della Gran Bretagna nell’unione doganale europea, forse in un secondo mandato di Starmer e magari con il sostegno dei Liberal Democrats. Un’ipotesi che fino a ieri sembrava impensabile, ma che oggi racconta una realtà diversa: Forse qualcosa è cambiato a Londra?
(Fonte: Repubblica, Antonello Guerrera e 24, Nicol Degli innocenti)