C’è una donna bolognese divenuta Beata, la cui storia incrocia quelli di grandi del passato, tra cui con quella di Raffaello e di Francesco Raibolini detto Francia: il suo nome è Elena Duglioli.
Ma facciamo un passo indietro. L’unica opera di Raffaello presente a Bologna (ma forse in tutta l’Emilia credo) è “L’estasi di Santa Cecilia”, ora alla Pinacoteca Nazionale di Bologna ma dipinta come pala d’altare per la Cappella Dall’Olio in San Giovanni in Monte.
Chiesa San Giovanni in Monte
La pala per la Cappella Dall’Olio in San Giovanni in Monte
Al maestro urbinate fu commissionata da una donna bolognese: Elena Duglioli, appunto. Di importante famiglia bolognese, fu fatta sposare a un ricco notaio, un Dall’Olio. Ma per volontà di Elena, donna talmente religiosa che la sua volontà in realtà era quella di farsi suora, il matrimonio fu casto, con l’assenso del marito.
Rimasta vedova, si dedicò ad opere di bene, ai malati e ai bambini poveri, e fu l’ispiratrice e l’iniziatrice dell’Opera Pia dei Poveri Vergognosi. Ebbe gran fama non solo per questo, ma anche per la sua saggezza e fu consultata da potenti come Giovanni II Bentivoglio, Giulio II e Leone X. Fu conosciuta anche da Pietro Aretino che testimoniò della considerazione che godeva.
Nella chiesa di San Giovanni in Monte fece costruire la Cappella Dall’Olio e commissionò a Raffaello la pala per l’altare: “L’estasi di Santa Cecilia”.
L’estasi di Santa Cecilia (Raffaello)
L’Estasi di Santa Cecilia, e il rapporto tra Raffaello e Francesco Francia
Raffello dipinse l’opera a Roma e la spedì a Bologna, ma non alla Duglioli, ma a Francesco Raibolini detto “Il Francia”, grande pittore bolognese, pregandolo non solo di verificare l’integrità dell’opera dopo il trasporto, ma anche di apportarvi eventuali modifiche che lui (il Francia) ritenesse opportune.
Con questo atto Raffaello, il più importante pittore della sua epoca e forse di tutti i tempi, confermava la sua considerazione per il pittore bolognese iniziata quando, giovanissimo pittore figlio di pittore e allievo del Perugino, aveva mandato proprio a Francia alcuni suoi disegni per averne un giudizio.
Ovviamente Francia non intervenne sull’opera di Raffaello. Il pittore bolognese morì pochi mesi dopo la vicenda della Santa Cecilia e svariati decenni dopo alcuni cronisti riportarono la “diceria” che fosse morto di invidia per la bellezza dell’opera di Raffaello. Sembra molto improbabile. Ma è noto che le “leggende metropolitane” si diffondono in ragione inversa alla loro plausibilità. E la storia di Bologna ne conta parecchie e mi riprometto di parlarne.
Il corpo della Beata Elena Duglioli
La Beata Elena Duglioli Dall’Olio
Elena Duglioli Dall’Olio morì il 23 settembre 1520 in odore di santità. Le sue spoglie incorrotte (fenomeno praticamente uguale a quello di Santa Caterina dè Vigri) riposano nella cappella Dall’Olio. Sotto il pontificato di Leone XII nel 1828 fu dichiarata Beata e la si venera il 23 settembre. Si dice che avesse previsto quella data come giorno della sua morte. In quel giorno viene aperto anche il suo oratorio privato in via Farini 23.
Come detto inizialmente, la pala di Raffaello ora è in Pinacoteca, dopo una permanenza forzata in Francia, rubata dai francesi di Napoleone così come la Pala dei Mendicanti di Guido Reni dalla Chiesa di Santa Maria della Pietà. Ma alla caduta di Napoleone una commissione di esperti guidata dal Canova riportò a Bologna entrambe le opere. Ma al rientro non tornarono al loro posto, andarono in Pinacoteca. Sui due altari furono poste due ottime copie, opere di Clemente Albéri.