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Emilia Romagna, giovani in calo e più anziani: la Cgil sottolinea l’importanza degli stranieri

Ai dati non si sfugge: anche l’Emilia-Romagna invecchia. E cresce solo grazie ai flussi migratori. A certificarlo è l’ultima fotografia demografica aggiornata al 1° gennaio 2025 scattata dall’Ires, l’istituto di ricerche economiche e sociali della Cgil. In regione i residenti sono 4.482.977, con un lieve aumento dello 0,2% rispetto all’anno precedente.

La presenza dei giovani diminuisce anno dopo anno

Ma dietro questo segno si nasconde una realtà meno confortante. I bambini sotto i 15 anni sono 11 mila in meno. Il calo è netto anche tra le fasce centrali della popolazione: i residenti tra i 45 e i 59 anni diminuiscono di 14 mila unità, mentre i 30-44enni registrano un crollo di quasi 3 mila persone. Il quadro è chiaro: mentre la presenza dei giovani diminuisce anno dopo anno, per chi sceglie di restare, diventa sempre più difficile immaginare e costruire un futuro. Una tendenza che interroga il presente e mette in discussione le prospettive della regione.

Il costo della vita in costante aumento

Il costo della vita è in costante aumento, ma gli stipendi sono sempre più bassi e gli affitti ormai sono fuori controllo: sono dati di fatto con cui la generazione under 45 è obbligata a convivere. Una condizione che spinge molti, quando ne hanno la possibilità, a fare le valigie e cercare all’estero opportunità di lavoro meglio retribuite e più stabili. A partire dai laureati, italiani e non solo: tra chi sceglie di partire ci sono anche giovani di origine straniera con cittadinanza italiana. Per altri, circa il 30%, l’unica opzione resta invece quella di continuare a vivere sotto lo stesso tetto dei genitori.

Bussandri indica le priorità per il Patto per il lavoro

Secondo il segretario generale della Cgil Emilia-Romagna, Massimo Bussandri, in un contesto segnato da precarietà e bassi salari diventa impossibile immaginare di creare una famiglia o di costruirsi un futuro. Per questo, in vista del rinnovo del Patto per il lavoro e per il clima, indica la necessità di aprire una riflessione su alcuni nodi centrali.

L’accelerazione dell’invecchiamento della popolazione, spiega, impone innanzitutto di puntare sul lavoro di qualità, condizione indispensabile per attrarre le competenze e la forza lavoro necessarie al funzionamento del sistema produttivo regionale. Al centro deve poi tornare la questione della casa, con il caro-affitti che rappresenta ormai un’emergenza da affrontare. Un altro pilastro è il rafforzamento del welfare, per garantire cura, assistenza e invecchiamento attivo, insieme alle professionalità in grado di assicurare questi servizi. Infine, Bussandri sottolinea l’importanza della sostenibilità climatica e ambientale, non solo come fattore di sopravvivenza, ma anche come leva strategica per attrarre nuovi abitanti, investimenti e produzioni.

Bussandri: «Gli stranieri sono indispensabili»

Il tasso di fecondità continua a scendere e si attesta a 1,19 figli per donna, crescono invece le fasce di età più avanzate. I residenti tra i 60 e i 74 anni aumentano di 17.700 unità e gli over 75 di circa 8 mila. Il calo demografico della popolazione italiana viene compensato dall’aumento dei cittadini stranieri, in crescita dello 0,7%, raggiungendo i 579.414, pari al 12,9% del totale dei residenti.

Quasi la metà di questa popolazione proviene da Paesi europei e presenta un’età media di circa 37 anni, ben al di sotto dei 48,6 anni degli italiani. Anche tra gli stranieri, però, si registra un progressivo invecchiamento e una diminuzione delle nascite. Nel corso del 2024, inoltre, circa 29 mila persone hanno acquisito la cittadinanza italiana.

Bussandri sottolinea che i cittadini stranieri rappresentano ormai una componente strutturale e decisiva della popolazione in età lavorativa. «Ma lo slogan gradito al governo ‘via gli stranieri’ — avverte il segretario— significherebbe per l’Emilia-Romagna una perdita a due cifre del Pil; di fatto un bagno di sangue».

Under 34: più laureati, ma ancora lontani dalla media europea

Anche sul fronte dei giovani i dati restituiscono un quadro fatto di luci e ombre. La quota di residenti tra i 15 e i 34 anni resta inferiore alla media europea, fermandosi al 20,1% in Emilia-Romagna contro il 22,5% dell’Unione europea. Un segnale positivo arriva però dal calo della dispersione scolastica, scesa nel 2024 al 7,9%. La regione registra inoltre una percentuale di laureati tra i 25 e i 34 anni superiore alla media nazionale, pari al 36,9%, ma ancora distante dal dato europeo, che si attesta al 44,1%.

Nel mercato del lavoro gli occupati tra i 15 e i 34 anni risultano in aumento di 3.648 unità, ma cresce in modo ancora più marcato il numero degli inattivi, con un incremento di 14.252 persone. Il fenomeno dei Neet continua a essere rilevante: interessa l’11% dei giovani in regione, a fronte del 15,2% a livello nazionale.

Centrale il tema della precarietà e delle disuguaglianze

Restano infine centrali precarietà e disuguaglianze. Quasi la metà degli under 30, in particolare le donne, lavora con contratti temporanei o stagionali. Sul fronte delle retribuzioni il divario è netto: la differenza salariale giornaliera tra gli under 19 e gli over 40 arriva a 74,7 euro, mentre le donne guadagnano in media 32,7 euro in meno rispetto agli uomini.

Appare dunque inevitabile la volontà da parte dei giovani di volersi trasferire all’estero, per garantirsi un futuro più stabile e sicuro, per cercare di ottenere i proprio obiettivi che invece nel nostro Paese sembrano essere irraggiungibili.

(Fonte: Corriere di Bologna, Alessandra Testa)

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