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Il bronzino etrusco, trafugato nel 1963, fa ritorno a casa, sotto le Due Torri

(Foto di ©Il Resto del Carlino)

Dopo oltre sessant’anni di assenza, un bronzino etrusco è tornato finalmente a casa, sotto le due Torri. La preziosa statuetta era stata trafugata nel 1963 e denunciata come rubata dal Museo civico Archeologico. Adesso è stata ora restituita dal Virginia Museum of Fine Arts di Richmond, negli Stati Uniti, dopo averla acquisita in modo legittimo.

La statuetta etrusca rimpatriata grazie alla collaborazione internazionale

La statuetta di bronzo, partita da Bologna, ha fatto il giro del mondo prima di essere rintracciata e rimpatriata. L’operazione è stata resa possibile grazie alla collaborazione tra l’ufficio del procuratore distrettuale di New York, la Homeland Security Investigations e il comando del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei carabinieri di Bologna. Dagli accertamenti, ha spiegato Carmelo Carraffa, comandante del Nucleo, è emersa con chiarezza la provenienza etrusca della statuetta, elemento decisivo per il riconoscimento della sua origine italiana.

Marte in assalto: il bronzino come dono votivo

Il reperto è conosciuto come Guerriero o Marte in assalto. Risale al V secolo a.C. e raffigura un guerriero in bronzo con elmo e corazza, originariamente armato di lancia. Potrebbe rappresentare il dio Marte, chiamato dagli etruschi Laran, venerato nell’area umbra.

Secondo l’archeologa Federica Guidi, responsabile della sezione etrusca-felsinea del museo, si tratterebbe di un dono votivo, deposto in un santuario per ottenere il favore degli dei o come ringraziamento ricevuto, un ex voto. L’opera è stata infine restituita grazie a un percorso di diplomazia e collaborazione istituzionale. «Le uniche strade possibili in casi come questo», ha sottolineato il comandante del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale.

Il sistema di esportazioni illecite

Il furto si inserisce in un sistema di esportazioni illecite orchestrate da soggetti italiani che «si affidavano a bande di tombaroli per saccheggiare i siti archeologici», spiega Carmelo Carraffa, ricostruendo le dinamiche del traffico internazionale di opere d’arte.

Dopo i furti di opere d’arte, i trafficanti provvedevano a restaurare e pulire i reperti. Per prima cosa falsificavano la loro provenienza e in seguito venivano messi nuovamente sul mercato internazionale tramite case d’asta, musei e gallerie. Un tipo di saccheggio che in Italia prosegue da secoli. Alimentando ancora oggi un mercato molto florido e portando all’estero numerosi capolavori del patrimonio storico e artistico nazionale.

La tutela dei beni culturali

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