La Madonna di San Luca di Bologna: un’icona, una leggenda, avvenimenti storici e prodigiosi, raccontano un Santuario, il portico più lungo del mondo e la più sentita tradizione bolognese.
Nell’anno 1192 Angelica Bonfantini si ritirò con alcune compagne in un romitorio che sorse su terreni della famiglia sul Monte della Guardia. Il 26 maggio 1193 venne iniziata una chiesa e cominciò la sua vita una comunità di monache che, attraverso varie vicende e cambiamenti, durò fino al 1798.
La famiglia Bonfantini possedeva una immagine bizantina della Madonna e la donò ad Angelica per la sua chiesa. Questa immagine fu subito oggetto di venerazione da parte dei bolognesi e questo durò anche quando, morta Angelica, il complesso passò in custodia alle monache agostiniane di Ronzano.
Grazie a lasciti e offerte il convento prosperò e aprì una “succursale” vicino alla città fuori dalle mura, nei pressi di porta Saragozza, che poi fu trasferita, per ragioni belliche e di sicurezza, in via Sant’Isaia. Questo convento “in città” fu intitolato a San Mattia.
La venerazione per l’immagine del Monte della Guardia conobbe un’eclissi e il convento sul Monte perse importanza fino a praticamente svuotarsi ed essere abbandonato, assieme alla chiesa e all’immagine. Il convento in città invece crebbe in importanza. Oggi la situazione si è drasticamente invertita.
L’ex Chiesa di San Mattia in Sant’Isaia (Wikipedia)
Il miracolo della Madonna di San Luca di Bologna
Nel 1433 la stagione impazzì. Piovve per tutta la primavera e l’inizio dell’estate, si temette andasse perduto il raccolto del grano. Dopo ogni possibile preghiera, novena e processione si aderì alla proposta di Graziolo Accarisi, giureconsulto, che propose di portare in processione in città la Madonna del Monte della Guardia, ad imitazione di quanto avevano fatto i fiorentini con la Madonna che stava all’Impruneta, una Madonna che si diceva dipinta da San Luca e che aveva più volte aiutato i fiorentini nelle difficoltà.
Alcuni componenti della Compagnia della Morte andarono alla chiesetta sul Monte della Guardia, trovarono la immagine in uno stato di abbandono, la portarono a valle e quando, nel mattino del 5 luglio 1433, la processione con l’immagine entrò in città da Porta Saragozza la pioggia cessò e il tempo si mise al bello.
L’immagine fu portata in San Pietro e la venerazione dei bolognesi fu ampia e sentita. Per riconoscenza e ricordo si decise che tutti gli anni l’immagine scendesse in città, e questo ininterrottamente fino ad oggi.
Questi sono i punti fermi storici della vicenda. Ma era inevitabile che su una tradizione che dura da tanti secoli si innestassero leggende e speculazioni fantasiose, ancorché molto suggestive.
La processione del 2016 con l’Arcivescovo Matteo Zuppi (Wikipedia)
L’Immagine della Madonna di San Luca
Forse dopo la prima discesa e per analogia con quella dell’Impruneta anche quella bolognese fu detta Madonna di San Luca. Al mondo di icone bizantine con quel nome ce ne sono svariate centinaia. Fanno riferimento alla tradizione che l’Evangelista Luca, un medico seguace di San Paolo, abbia conosciuto la Madonna e da Lei abbia avuto il racconto dell’infanzia di Gesù. Il suo Vangelo è l’unico che parla di Gesù bambino e pare che l’abbia anche dipinta.
In realtà le tante Madonne di San Luca sono di molti secoli seguenti e la maggior parte, compresa forse quella bolognese, fanno parte delle cosiddette “Madonne dei Crociati”, pitture di stile bizantino prodotte principalmente in Palestina al tempo del Regno cristiano seguente alla prima crociata.
L’icona della Vergine di San Luca di Bologna
La leggenda dell’arrivo della Madonna di San Luca a Bologna
Un monaco orientale, Teocle Kmnya, va a Santa Sofia a Costantinopoli e vede una immagine che ha una iscrizione che in sintesi dice che è opera di San Luca e che la sua destinazione è il Monte della Guardia. Ma nessuno sa dove sia questo monte. Il monaco si assume l’incarico di trovare lui quel luogo. Gli viene affidata l’immagine e inizia un lungo peregrinare che lo porta anche a Roma.
Qui casualmente incontra l’ambasciatore di Bologna Pascipovero de’ Pascipoveri che, conosciuta la ragione del peregrinare di Teocle con questa immagine, gli rivela che il Monte della Guardia è vicino a Bologna e là lo manda. A Bologna l’immagine viene affidata ad alcune monache che sono già in un romitorio fondato da Azzolina e Beatrice Guezi, nel 1143.
L’arrivo dell’immagine e la sua consegna alle due donne viene indicato come accaduto l’8 maggio 1160. Questa leggenda è di molto posteriore e la citiamo perché, inserita in un documento falso del Seicento, è stata per molto tempo la vulgata diffusa ed accreditata.
Foto storica del Santuario di San Luca di Pietro Poppi (Wikipedia)
La Madonna di San Luca e il rapporto con la città di Bologna
Il legame con la città fu subito molto forte e la discesa dell’Immagine, spostata in tarda primavera nel 1476, diventò la più forte e duratura tradizione religiosa della diocesi di Bologna.
Solo due volte, nel 1849 per l’assedio degli Austriaci, e nel 1944 per l’occupazione tedesca, la Madonna non è scesa in città. In compenso vi fu portata il 22 aprile del 1945 a Liberazione appena avvenuta.
Accanto alla discesa annuale ufficiale al tempo dell’Ascensione, la Madonna di San Luca è scesa in città in molte altre occasioni e per impetrare grazie per calamità in atto o semplicemente per “andare in visita” ad altre chiese o per avvenimenti importanti.
Curiosamente nello stesso anno 1443 in cui era scesa per far cessare le piogge, la Madonna ridiscese in autunno per… far piovere! Infatti, la sospensione delle precipitazioni era stata totale a partire dal 5 luglio e era venuta una grande siccità! Troppa grazia?!?
Il trasporto materiale dell’immagine, durante le annuali discese in città, era affidato ai Padri Gesuati di S. Girolamo e S. Eustachio, ordine soppresso nel 1669 da Clemente IX, mentre la Confraternita di Santa Maria della Morte ne aveva la responsabilità durante la sosta e ne organizzava gli spostamenti nelle varie chiese. A partire dal 1629 la Confraternita ebbe anche l’incarico del trasporto dal monte, con precise regole stabilite dalle monache di San Mattia.
Il portico e il Santuario di San Luca in una foto d’epoca (Wikipedia)
A tradizione si aggiunge tradizione
Dal 1588 iniziò la tradizione della Benedizione dai gradini di San Petronio il mercoledì prima dell’Ascensione alle 18. Dal 1657 quella della Benedizione in piazza San Francesco nel viaggio di ritorno.
Nel 1798 viene soppressa la Compagnia della Morte e con questo cessa una tradizione, alquanto mondana e onerosa, di una discesa dell’immagine accompagnata da soste per rinfreschi e festeggiamenti privati, percorsi tortuosi per rendere omaggio a questo e a quello, tutto gestito dalla Compagnia della Morte. Vengono soppresse anche le suore, e l’immagine e il santuario sono affidate ai sacerdoti diocesani a partire dal 1824.
Dal 1625 l’immagine è ricoperta da una lastra d’argento lavorata opera di Jan Jacobs, orafo fiammingo che operò in Bologna e lasciò la sua fortuna per la fondazione del Collegio dei Fiamminghi in via Cartolerie Nuove.
L’Icona della Madonna di San Luca con la lastra in argento (Wikipedia)
Il Santuario della Madonna di San Luca di Bologna
Nulla si sa della prima chiesa, quella di Angelica. Certamente era piccola e modestissima e per di più praticamente abbandonata e in rovina nel 1433. Nel 1481 si fece una nuova chiesa anch’essa modesta.
Alla fine del Seicento si decise di ampliarla grazie a lasciti ad hoc ma, anche per l’avvenuto completamento del portico, la chiesa appena finita fu giudicata insufficiente e si iniziò un nuovo cantiere nel 1723. Questo portò, inglobando parte della chiesa appena rifatta, alla chiesa quale oggi vediamo, opera del Dotti, maestosa ed ampia e punto di riferimento anche visivo per la città e per chi vi arriva (as véd san Lòcca). E oggi, il Santuario di San Luca è un punto focale della città.
Pronao e facciata del Santuario di San Luca (Wikipedia)
Il portico del Santuario di San Luca di Bologna
In origine si giungeva al Santuario per un ripido pendio i cui terreni argillosi erano soggetti a frequenti frane e smottamenti. Nel 1589 il governo bolognese fece selciare il sentiero con ciottoli di fiume e guidane di arenaria, e le monache di San Mattia, custodi del Santuario, si impegnarono nella manutenzione.
Narra un’anonima cronaca settecentesca che, lungo il percorso, i pellegrini appendevano agli alberi immagini con i Misteri del Rosario, consuetudine che indusse la vicaria Olimpia Boccaferri (1639 – 1641) a far costruire 15 edicole per dare loro riparo.
La strada restava però poco più che una mulattiera e, con l’intensificarsi del flusso dei pellegrini, le suore ben presto avvertirono la necessità di offrire un percorso più agevole. Anche se in precedenza se ne era parlato bisogna giungere al 1673 perchè si inizi concretamente a parlare di un portico che colleghi la città al Santuario. Promotori Don Lodovico Zenaroli, parroco di San Biagio e Girolamo Albergati, confratello di Santa Maria della Morte, che crearono un comitato per la raccolta di fondi.
Nel 1674 il Senato, “assicuratosi il sostegno economico dei privati e riservatasi la possibilità di sopraelevare il portico con abitazioni e botteghe, concesse il suolo pubblico per la costruzione, in base ad un progetto di Camillo Saccenti, nominato perito insieme all’architetto Gian Giacomo Monti”. I lavori presero avvio il 28 giugno 1674 con la posa della prima pietra, nei pressi di Via degli Orbi (attuale via Turati). Oggi quel punto si trova presso l’arco numero 139.
Portici e Santuario di San Luca in una cartolina del 1963 (Wikipedia)
Un portico cittadino in tutto e per tutto
Alla costruzione contribuì l’intera città: dalle società di arti e mestieri alle confraternite e congregazioni religiose, ai privati cittadini, agli ufficiali di governo ed alle comunità del contado. Furono istituite anche apposite lotterie popolari per la raccolta di fondi.
Nel 1677, per portare i mattoni necessari dal Meloncello fino al Santuario sulla cima del colle, venne organizzato un passamano che coinvolse l’intera cittadinanza (in testa i canapini). Memoria che resiste ancora oggi grazie al “Passamano per San Luca”.
Nel 1695, su disegno del Monti ormai defunto, fu realizzata la prima cappella intitolata all’Annunciazione, offerta dal ricco sarto romano di origine bolognese, tale Carlo Moretti che, alla sua morte, lasciò anche una forte somma per costruire il tratto collinare ancora mancante. Incarico che fu affidato parecchi anni dopo al progettista Francesco Monti Bendini, affiancato, nel 1706, dal giovane architetto Carlo Francesco Dotti. Nel 1709 erano già state realizzate 170 arcate.
Porticato di San Luca (Wikipedia)
Un bene prezioso, in continuo consolidamento
A intervalli regolari fra gli archi furono edificate 15 cappelle con i Misteri del Rosario. Nel 1714 i lavori si fermarono, ma nel 1717 si svolse ugualmente, utilizzando il nuovo portico, la prima processione solenne in occasione della festa dell’Ascensione. Tra il 1718 ed il 1721 fu coperta la scalinata finale di accesso al Santuario e nel 1721 Dotti progettò il sovrappasso dell’Arco del Meloncello, che raccorda il tratto di portico lungo via Saragozza a quello collinare.
Le prime opere di consolidamento si resero necessarie già nel 1791, per problemi statici degli archi causati dalla costruzione di botteghe e edifici sovrastanti. Altre seguirono nel 1819. Nel corso dei lavori e dei restauri compiuti nel 1954, in occasione delle celebrazioni dell’Anno Mariano, sono andati purtroppo perduti molti degli stemmi dipinti sotto le lunette. In quasi tutti gli archi piccole lapidi ricordano i benefattori che hanno contribuito al loro restauro: c’è tutta la città!
Ora, anche grazie alla parte di San Luca i Portici di Bologna sono Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Però no, il portico di San Luca non ha 666 arcate, questa è una delle tante leggende sul Santuario di San Luca.
Interno del Santuario San Luca (Wikipedia)