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Non è amore: Al Teatro Dehon di Bologna quattro storie di donne che hanno trovato il coraggio di chiedere aiuto

Per la XX edizione del Festival La Violenza Illustrata, promosso dalla Casa delle Donne per non subire violenza di Bologna, il Teatro Dehon accende i riflettori su una serata simbolica: oggi, martedì 25 novembre, alle 21.00, in occasione della Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza Contro le Donne, salirà sul palco Cristina Caldani con Non è amore

Quattro storie di rinascita

Uno spettacolo scritto e diretto da Stefano Porri che ribalta la narrazione tradizionale e porta in scena quattro storie di rinascita: quattro donne che hanno trovato il coraggio di rivolgersi ai Centri Antiviolenza. Un racconto teatrale che diventa testimonianza, memoria e soprattutto offre la possibilità di riflettere contro un mondo ancora costruito sulle logoranti leggi del patriarcato.

Non è amore è una drammaturgia che affonda le radici in quattro storie vere di violenza sulle donne, porta in scena episodi realmente accaduti in Umbria e selezionati grazie alla collaborazione tra Athanor Eventi, il Centro Pari Opportunità della Regione Umbria e i Centri Antiviolenza di Perugia, Terni e Foligno.  Sul palco, in un intenso e toccante monologo, Cristina Caldani dà voce alle vicende di Salma, Nadia, Anna e delle due sorelle Sarah e Jamila: storie intense, tragiche e dure, in alcuni casi segnate da anni di maltrattamenti e da vite sospese sull’orlo del precipizio.

Adesso basta

Eppure queste donne hanno trovato la forza di dire basta, di chiedere aiuto, di rivolgersi ai Centri Antiviolenza e avviare un cammino di liberazione e autodeterminazione per sé e per i propri figli. L’importanza di portare in scena e mostrare ai presenti uno spettacolo di questo tipo mette in luce l’importanza e l’indispensabilità di chiedere aiuto per sopravvivere alla violenza maschilista e di ribellarsi ad una condizione di sottomissione tutt’ora imprigionata nel pensiero sociale. Un modo per promuovere la necessità di un cambiamento culturale e contrastare in ogni modo la violenza di genere.

«Liberarsi dalla violenza è possibile»

In questa occasione non si parla di mostri, di uomini che hanno perso il controllo. I mostri non esistono, sono uomini comuni ed è qui il fulcro del problema sociale: l’inconsapevolezza di vivere ancora in un mondo regolato da costrutti sociali del passato che vedono la donna come uno strumento, un possesso manipolabile e che vive in uno stato di sottomissione. Sono storie di rinascita, volutamente in controtendenza rispetto alla spettacolarizzazione della violenza di genere che spesso domina il racconto mediatico. In scena, infatti, la luce si sposta su una figura troppo poco raccontata ma decisiva: l’operatrice dei Centri Antiviolenza. La prima mano tesa, colei che ascolta, accoglie, accompagna, aiuta a ricostruire l’identità e a immaginare una via d’uscita. Perché l’obiettivo è proprio trasmettere un messaggio chiaro: «una nuova vita è possibile. Liberarsi dalla violenza è possibile».

La traduzione dei racconti in immagine grafica

L’allestimento di Non è amore si apre a una dimensione visiva sorprendente. Accanto alla voce dell’attrice compare, grazie alle videoproiezioni, la figura di un disegnatore in scena che traduce ogni racconto in un’immagine grafica. Linee, tratti, ombre e colori diventano così estensioni emotive della parola, amplificando la forza delle testimonianze. La proiezione di ciò che succede dentro chi è vittima di violenza, una vita di turbamento, sofferenza, paura e terrore. A introdurre ciascuna vicenda, inoltre, una clip di videoarte restituisce un simbolo, un’emozione primaria, una scintilla visiva che prepara lo spettatore all’impatto narrativo.

I femminicidi hanno radici in un modello educativo patriarcale

Questo impianto scenico nasce all’interno di un progetto più ampio. Non è amore è infatti la risposta teatrale di Athanor Eventi a un fenomeno che in Italia e nel mondo ha assunto contorni drammatici. La violenza di genere e i femminicidi trovano radici profonde in un modello educativo patriarcale. Un modello che continua a generare comportamenti abusanti, fino agli esiti più estremi non compiuti da menti instabili ma da chi non sa contemplare un No, da chi non sa accettare che la donna non sia in suo possesso, è una visione di un  universo maschilista ancora radicato e che deve essere smantellato e abbattuto dalle fondamenta.

Da questa consapevolezza e dal bisogno urgente di una narrazione diversa è nato lo spettacolo. Pensato e prodotto proprio in occasione della Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza sulle Donne, Non è amore è un atto artistico che diventa denuncia, memoria e possibilità di cambiamento.

Quante donne hanno provato paura?

Quante donne, almeno una volta nella vita, hanno provato paura davanti a un uomo? Quante hanno il terrore di girare la sera? Quante non riescono a inserire la chiave nella serratura e rientrare a casa? Quante tremano ancora solo a sentire riaprire quella stessa porta? Quante hanno trovato il coraggio di reagire, denunciare, chiedere aiuto a un Centro Antiviolenza? E quante, invece, dopo aver evitato il peggio, hanno semplicemente cambiato strada, promettendosi che non accadrà mai più?

È da queste domande che prende avvio Non è amore, uno spettacolo che tocca corde intime e universali. Riguarda da vicino la maggior parte delle donne. Un racconto teatrale che affonda nella realtà dell’Umbria: una regione piccola per numeri, ma tristemente al 12° posto in Italia per femminicidi.

Un progetto condiviso per contrastare la violenza di genere

Il progetto ha ottenuto il Patrocinio del Centro Pari Opportunità della Regione Umbria. La produzione è sostenuta da Diva International, che attraverso la forza del marchio FRIA ha scelto di investire concretamente nel contrasto alla violenza di genere. Proprio grazie a questo sostegno, una parte dell’incasso sarà devoluta alla Casa delle Donne per non subire violenza di Bologna.

L’appuntamento, inoltre, rientra anche nel Calendario Off del Festival L’Eredità delle Donne, il progetto firmato Elastica con la direzione artistica di Serena Dandini, sostenuto da Gucci e Fondazione CR Firenze come partner fondatori e co-promosso dal Comune di Firenze. L’iniziativa è resa possibile anche dalla collaborazione di SYNLAB e Nespresso; la Repubblica è media partner e Rai Radio 2 la radio ufficiale del festival, con la collaborazione di Giunti Odeon.

Non è amore, è possesso, è manipolazione, è dominio, è violenza e si chiama patriarcato.

E tu cosa ne pensi?

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