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Bologna e dintorni

Il Ponte degli “Stecchi” di Bologna

Incisione del Ponte degli Stecchi (Fantuzzi)
Incisione del Ponte degli Stecchi di Fantuzzi (© Fondazione Carisbo)

Quanti bolognesi che passano lungo quell’ingorgo costante che ormai è via Sabotino sanno di passare sopra al “Ponte degli Stecchi”?!? Bologna in fondo è così, nasconde sempre delle sorprese.

Quando percorriamo la via Sabotino dalla periferia verso il centro neppure ci accorgiamo che a poche centinaia di metri dalla circonvallazione c’è un piccolo, dolce e quasi inavvertibile dosso all’altezza dell’inizio del perimetro (Linea invalicabile! tuona il cartello) della caserma Mameli. Se invece siamo a piedi possiamo vedere sull’ingresso della casa più vicina alla caserma una piastrella ceramica con scritto “CASA PONTESTECCHI 1929”. Scritta assolutamente non comprensibile ai più, anche perché non è il nome dei proprietari né attuali né storici.

Fotografia della targa di Casa Ponte Stecchi

Fotografia della targa di “Casa Pontestecchi”

Infatti, ben pochi (principalmente per fattori anagrafici) sanno com’era quella zona fino al 1957-58. E, purtroppo o per fortuna, io lo posso fare a meno di andare a consultare archivi per raccontarlo.

Il Ponte degli “Stecchi” a Bologna: l’incrocio tra Ravone e Canale di Reno

Fino a quegli anni il Canale di Reno correva scoperto dalla Certosa ai Viali. Oggi viaggia sotto le Vie Valdossola e Sabotino. Nel suo percorso da Est verso Ovest incontrava ed incontra il torrente Ravone che, come tutti i corsi d’acqua della regione, va da sud (l’Appennino) a Nord (la Pianura).

Anche il Ravone oggi è quasi tutto coperto (e l’insufficienza e/o la poca cura della tombatura ha procurato i disastri che ben sappiamo). L’incrocio canale-torrente è “nel” punto del dosso su indicato o, meglio, è “sotto” il dosso.

Prima della copertura si vedeva il Ravone superare il canale con quel tipo di manufatto chiamato “ponte-canale”. Le due acque non si mescolano: il Ravone poi costeggia, ancora oggi in parte scoperto, la Caserma Mameli, attraversa via Saffi e, scoperto, lungo via del Chiù va a buttarsi in Reno nei pressi del ponte della ferrovia. Il ponte canale era dotato di sfioratori che permettevano, in caso di piene del Ravone, di alleggerirlo nel canale.

Dipinto del Ponte degli Stecchi verso la città (Bertelli)

Dipinto del Ponte degli Stecchi (Bertelli)

Un ponte tristemente noto, divenuto proverbiale

La parte inferiore del ponte-canale era così vicina al pelo dell’acqua del canale che i detriti che vi galleggiavano avevano difficoltà a passare e in gran quantità si fermavano contro il ponte del Ravone. Popolarmente, a Bologna, quel luogo diventò e rimase il “Ponte degli Stecchi”. Il luogo era anche tristemente noto per i suicidi; l’imprecazione “ma và in’ dal canèl” (vai nel canale, vai in malora) viene proprio da lì.

Accanto al canale correva una strada sterrata (dalla parte della caserma) che era preclusa al traffico veicolare. Infatti, al suo inizio (sul viale) era chiusa da un cancello e, accanto, alcuni fittoni permettevano di passare solo ai pedoni e alle biciclette: era la strada più breve per arrivare in Certosa.

Dipinto del Ponte degli Stecchi verso la Certosa (Bertelli)

Dipinto del Ponte degli Stecchi verso la Certosa (Bertelli)

Ora tutto è coperto, ma le perturbazioni climatiche di questi anni hanno portato alla ribalta il problema dei corsi d’acqua tombati in tempi climatici diversi dai nostri e con tecniche oggi superate.

Purtroppo, del “Ponte degli Stecchi” non sono riuscito a trovare una immagine fotografica. Neppure il Consorzio della Chiusa del Reno ce l’ha! Le uniche immagini sono due quadri di Bertelli e una incisione di Fantuzzi. Se qualcuno avesse una vecchia foto e me la spedisse a Radiabo tramite i contatti del sito, mi farebbe un gradito regalo.

E tu cosa ne pensi?

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