Alcuni punti di Bologna sono meravigliosi ed uno di questi è senza dubbio il Portico dei Servi.
Se, infatti, passeggiando per Strada Maggiore, si coglie ad un tratto la visione prospettica d’insieme del portico laterale e del quadriportico antistante la Basilica dei Servi, non si può non notare l’unità stilistica del complesso. Verrebbe spontaneo pensare che sia stato realizzato in una unica soluzione e in un arco limitato di anni. In realtà sono trascorsi più di 460 anni.
Sì, tra l’erezione del primo arco e il completamento del porticato quale oggi possiamo ammirare, sono passati più di 460 anni ma l’esistenza fin dall’inizio di un progetto unitario, ha consentito all’opera di svilupparsi nel corso dei secoli mantenendo una omogeneità formale. Percorriamo i passi di questo sviluppo.
La Basilica, il Convento e il Portico dei Servi
Nell’angolo tra via Cartoleria Nuova (oggi via Guerrazzi) e Strada Maggiore esisteva da sempre (la prima citazione è del 1121) la piccola chiesa parrocchiale di San Tommaso della Braina (o di Strada Maggiore ). Questa ebbe sempre vita indipendente da quella della Basilica dei Servi, almeno fino alla metà dell’Ottocento, ma di fatto condizionò, con la sua stessa presenza, l’andamento del Portico dei Servi e il suo sviluppo.

Basilica di Santa Maria dei Servi (© Google Maps)
I Padri dei Servi di Maria, arrivarono a Bologna nel 1267 e si stabilirono nella attuale via San Petronio Vecchio. Grazie a tante donazioni diventarono proprietari di tutta l’area fino a Strada Maggiore dove ampliarono una chiesa preesistente pur mantenendola in dimensioni modeste.
Nel 1383 giunse a Bologna, quale Superiore Generale dei Serviti, Andrea Manfredi da Faenza, famosissimo architetto. Egli progettò un ulteriore ampliamento della chiesa nelle attuali imponenti dimensioni, e secondo lo stile cosiddetto “gotico maturo”.
La costruzione procedette rapidamente, fino al 1396, anno in cui Andrea da Faenza morì. Con la morte del progettista, (e probabilmente anche mecenate), la costruzione si interruppe fino al 1425.
Il complesso dei Servi si allarga
Fin dal 1345 Taddeo Pepoli aveva donato case e terreni in Strada Maggiore affinché fosse costruito un portico monumentale lungo il fianco della chiesa: Andrea da Faenza affidò il progetto ad Antonio di Vincenzo, (col quale progettò anche San Petronio).
Antonio di Vincenzo disegnò un complesso unitario che comprendeva non solo il portico laterale, prolungato fino a via Magarotti, ( l’attuale via dei Bersaglieri), ma anche il quadriportico anteriore, di dimensioni minori dell’attuale perché finiva, a ovest, contro la parete della chiesa di San Tommaso.
La costruzione iniziò nel 1393 e procedette assieme a quella della Basilica e del convento.
Antonio di Vincenzo poté vedere realizzati solo i diciotto archi lungo il fianco della chiesa, ma sufficienti per poter avere un’idea del valore architettonico, estetico ed artistico dell’opera. Il loggiato si presenta come monumentale (è il secondo portico più largo tra tutti quelli della città di Bologna), e nello stesso tempo assai leggero, con i suoi archi ariosi e le colonnine esilissime raggentilite da una corona scolpita a metà altezza, un particolare non troppo frequente nell’architettura gotica.

Veduta del portico di Santa Maria dei Servi del 1836
Il terreno per farlo giungere fino a via Magarotti (oggi via dei Bersaglieri) era stato messo a disposizione fin dal 1392, ma fu soltanto cento anni dopo che i cinque archi mancanti vennero costruiti.
Nel Cinquecento si procedette a ulteriori sviluppi : tra il 1515 e il 1521 fu eretto il portico di cinque arcate sulla facciata della basilica. Non sappiamo quando fu prolungato il lato su Strada Maggiore, fino a giungere alla chiesa di San Tommaso, però sappiamo che nel 1560 c’era.
Napoleone e la soppressione del convento
In epoca napoleonica il convento dei Serviti fu soppresso e i locali trasformati in caserma. Fu aperta una porta di ingresso al convento di fianco alla facciata della basilica, nell’angolo sud-est del sagrato, e per agevolarne l’accesso, fu eretto il portico sul lato sud del sagrato stesso, naturalmente rispettando e copiando le caratteristiche del restante porticato.
Questo stato del complesso portico-quadriportico, tuttavia non si protrasse che per pochi decenni, e fu legato alle vicende della chiesa di San Tommaso.
Questa antica chiesa nel 1808 perdette la qualifica di Chiesa Parrocchiale, (che passò alla Basilica dei Servi), venne trasformata in magazzino e, nel 1812, venduta al conte Camillo Bargellini. Fu dal conte stesso riadattata al culto nel 1828, ma nel 1850 ne fu decisa la definitiva demolizione.
In realtà i lavori , affidati all’architetto del Comune Luigi Marchesini, si protrassero fino al 1855 e comportarono l’allungamento del tratto lungo Strada Maggiore per supplire, con quattro nuovi archi nello stile di Antonio di Vincenzo, ai quattro archi della chiesa di San Tommaso, e la costruzione ex-novo del tratto lungo al via Cartoleria Nuova.
Per seguire l’andamento obliquo di quest’ultima via il sagrato da rettangolare diventò leggermente trapezoidale. La cosa non è esteticamente sgradevole, perchè non si nota la diversa ampiezza degli archi. Il sagrato ora ha le dimensioni di cinque per sette arcate (in pratica ha guadagnato le quattro di San Tommaso).
Una gemma nel cuore di Bologna, il portico e il complesso dei Servi
Una particolare curiosità impreziosisce ancor di più di valori storici questo portico. Per le colonne degli archi costruiti nell’800 vennero utilizzati marmi di epoca romana che erano stati trovati dopo una rotta del Reno. Inizialmente erano marmi di monumenti sepolcrali, in epoca romana, situati sulla Via Emilia. In seguito furono poi utilizzati come materiale per rinforzare l’argine del fiume e infine finirono nel portico.
Quindi è suggestivo pensare che nel portico dei Servi ci sono duemila anni di storia cittadina…

Fotografia d’epoca del Portico dei Servi (© il Resto del Carlino)
Le foto di fine ‘800 mostrano uno stato che coincide con quello attuale. A parte periodiche iniziative di manutenzione e consolidamento dovute alla fragilità intrinseca della struttura, il solo intervento pesante si ebbe nel 1927. Quell’anno, in seguito al crollo di due archi e alla morte di un passante, l’ing. Guido Zucchini demolì completamente e ricostruì i cinque archi verso via Magarotti (quelli del 1492).
Anche il terremoto del 2012 ha dato problemi: ora tante colonne sono cerchiate con anelli metallici. Sono quindi 170 anni che possiamo ammirare praticamente immutata questa architettura: lunga vita al Portico dei Servi!

Immagine del Portico Servi di Pio Panfili, 1784
