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Racconto di Natale – Il valore dei gesti di riconciliazione e solidarietà

Un gesto di riconciliazione e solidarietà partito da Bologna e Milano verso i bambini di Vienna, ha forse contribuito indirettamente a fare in modo che una bambina ospitata in Olanda facesse scelte che cambiarono (almeno in parte) la storia

Bambini di Vienna colonia via Casaglia (Foto di De Franceschi - Archivio Archiginnasio Bologna)
Bambini di Vienna colonia via Casaglia (© Foto di De Franceschi - Archivio Archiginnasio Bologna)

Tra i tanti racconti che parlano di gesti di riconciliazione, solidarietà e opere meritorie, ce ne sono anche di ambientati e con protagonista la nostra città di Bologna e i suoi abitanti. Oggi, parliamo di uno di questi.

Vienna chiama, Bologna risponde

Vienna, 1919. Nel rigidissimo inverno 1919/1920 mancano cibo e il carbone per scaldarsi. Folle di donne e bambini danno l’assalto ogni giorno al Bosco Viennese, il Wienerwald, l’enorme cintura verde di boschi e prati che circonda, ancora oggi, la capitale austriaca, per procurarsi la legna per scaldarsi. Sono i bambini, soprattutto, a subire le conseguenze più devastanti della penuria di cibo e di medicinali: magri e denutriti, sono vittime di malattie ed epidemie. E muoiono a centinaia.

Alla fine del 1919 il sindaco di Vienna lancia un drammatico appello al mondo: aiutateci, i nostri bambini stanno morendo di fame. Le ferite lasciate dalla guerra sono evidenti anche a Bologna, come nel resto d’Italia, tuttavia, le condizioni sono migliori di quelle di Vienna. Raccogliendo l’appello del Comune di Vienna, i Comuni di Milano e di Bologna organizzano 2 treni carichi di viveri e generi di soccorso, con educatrici, medici ed infermiere, che partono il 23 dicembre 1919 con destinazione Vienna.

Torneranno pochi giorni dopo, il 1° gennaio 1920, con centinaia di bambini viennesi che verranno amorevolmente assistiti, nei mesi seguenti dai Comuni di Bologna, Reggio Emilia e Ravenna e altri comuni emiliano-romagnoli sia in istituzioni pubbliche che presso famiglie.

Alla fine, saranno oltre 6.000 i bambini viennesi accolti in Italia. Il nostro non fu l’unico Stato ad accogliere i bambini viennesi. Ce ne furono anche altri, come i Paesi Bassi, stimolati dall’esempio italiano. Ma fu la solidarietà italiana, (bolognese, emiliana e milanese) come significativo esempio di riconciliazione verso il nemico di pochi mesi prima, quella che impressionò la stampa mondiale. Il New York Times in particolare pubblicò sulla vicenda vari articoli.

I bambini di Vienna Archivio di Bologna

I bambini di Vienna Archivio di Bologna (© Comune di Bologna)

Dall’Italia ai Paesi Bassi, riconciliazione e solidarietà cambiano la storia

Una bambina viennese orfana, una delle tante accolte in Olanda nel 1920 per sfuggire alla fame e al freddo, rimane là presso la famiglia che la ospita, che la cresce come una figlia. Si chiama in altro modo, ma preferisce farsi chiamare Miep.

Divenuta adulta, lavora come impiegata presso la piccola ditta commerciale di un imprenditore ebreo tedesco fuggito in Olanda da qualche anno per sfuggire alle leggi razziali hitleriane e diventa una di casa. Ma anche i Paesi Bassi vengono occupati dai nazisti.

Miep, che nel frattempo si è sposata, è diventata Miep Gies, col marito entrato nella resistenza, protegge i suoi amici che vivono nascosti. È di madre lingua tedesca e si muove con abilità nella città occupata. È lei che porta il cibo, che li va a trovare, che li aggiorna su quello che succede fuori fino al tragico epilogo nel 1944, quando, a seguito di una delazione, i nazisti fanno irruzione nell’alloggio.

È lei che assiste alla cattura della famiglia e solo per pochi minuti non viene trovata insieme ai suoi amici ebrei, è lei che dopo l’arresto riesce ad entrare nel loro appartamento, è lei che trova un piccolo oggetto che può nascondere agevolmente sotto il cappotto e che decide di conservare per restituirlo ai suoi amici, è lei che non smette di sperare che ritornino.

Al termine della guerra dei suoi amici uno solo ritorna, il padre: il suo nome è Otto Frank ed è a lui che Miep consegna il diario di sua figlia Anna consentendo a tutti noi di conoscere quella terribile, toccante testimonianza. Miep Gies è morta nel 2010 a 101 anni.

Miep Gies nei primi anni 30

Miep Gies nei primi anni 30 (© miepgies.nl)

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