Seguici su

Ciao, cosa stai cercando?

Bologna e dintorni

San Petronio: perchè la facciata non è stata conclusa?

La facciata di San Petronio spicca per la sua incompletezza. E forse, vedendo le proposte di completamento, non è stato un male che sia rimasta inconclusa

La facciata della Basilica di San Petronio (basilicadisanpetronio.org)
LA facciata della Basilica di San Petronio (© basilicadisanpetronio.org)

Dopo aver parlato di San Luca, in tema Storia di Bologna non potevamo non scrivere qualcosa anche su San Petronio. Passando per Piazza Maggiore si vede bene che la facciata di San Petronio è incompiuta, e tanti bolognesi sanno e ripetono che il problema del suo completamento è stato affrontato tante volte, ma mai risolto.

La costruzione di San Petronio iniziò dalla facciata e la sua parte bassa, con le otto figure di Santi, era finita dopo pochi anni. E sicuramente ad essa sovrintese Antonio di Vincenzo il progettista della basilica. Il portale centrale, con le formelle e le tre statue della lunetta di Jacopo della Quercia, erano così come le vediamo già alla morte dello scultore (1438).

In estrema sintesi, la vicenda della facciata fu quella che andiamo a raccontarvi.

San Petronio, inizialmente ci si concentrò su altro

Nella seconda metà del ‘400 ci si occupò principalmente della costruzione del corpo della chiesa che, così come la abbiamo oggi, fu terminata nel 1663. Inoltre, il progetto iniziale di Antonio di Vincenzo era andato perduto.

Negli anni 1518-1530 furono completati i due portali laterali ad opera di un numeroso gruppo di artisti, fra cui Lombardi, Seccadenari, Aspertini, Tribolo, Properzia dè Rossi ed altri.

Nel 1538 si iniziò la copertura della facciata su disegno di Domenico da Varignana ma subito il lavoro fu interrotto. Ufficialmente per ragioni estetiche, ma molto più probabilmente per il proibitivo costo dei marmi e del loro trasporto. È la facciata che vediamo oggi, asimmetrica nella copertura marmorea.

La chiesa di San Petronio vista dalla Torre Asinelli, Bologna

La chiesa di San Petronio vista dalla Torre Asinelli (© Wikipedia)

L’interruzione dei lavori della facciata di San Petronio e i disegni per completarla

Tantissimi architetti hanno fatto disegni per la facciata: più di venti, dal 1500 al 1750, e sono conservati al Museo della Fabbriceria: quattro di Baldassarre Peruzzi, cinque di Andrea Palladio, due del Vignola. E poi Procaccini, Domenico Aimo da Varignana, Sebastiano Serlio, Giulio Romano, il Formigine, Domenico Tibaldi, il Terribilia e altri. Venne chiesto un parere anche a Michelangelo, che però non rispose.

Pochi sanno che due ricchi cardinali, il Cardinale legato Gastaldi nel 1660/65 e il bolognese Aldrovandi attorno al 1740, si offrirono di completare a loro spese la facciata, ma che loro offerte, vincolate all’impegno che su di essa comparissero le loro insegne, furono rifiutate.

San Petronio - Disegno del Modonesi 1847

San Petronio – Disegno del Modonesi (1847)

La promessa del Papa e la leggenda metropolitana dei suoi scudi

Ma il problema della facciata è stato all’ordine del giorno anche in tempi abbastanza vicini a noi. Nel 1857 il Papa Pio IX stette a Bologna per due mesi.

In quell’occasione Cincinnato Baruzzi, famoso scultore allievo di Canova, strappò al Papa la promessa di un finanziamento di 75.000 scudi per finire la facciata. Poi il Papa tornò a Roma, dopo due anni Bologna uscì dallo stato pontificio ed entrò nel nuovo Regno d’Italia. I 75.000 scudi promessi non arrivarono mai.

Nacque così una ennesima “leggenda metropolitana”: i soldi il Papa li aveva mandati, ci sarebbero tuttora, e “qualcuno” ne godrebbe indebitamente. Storiella che ho sentito ripetere da una sussiegosa signora del pubblico non molto tempo fa ad una conferenza all’Archiginnasio.

La sua falsità è dimostrata dal fatto che, come scrive Riccomini: «Dopo l’Unità gli uffici amministrativi del nuovo Regno d’Italia furono bersagliati da richieste perché si desse corso a quel finanziamento». Il nuovo stato italiano era subentrato al precedente Stato della Chiesa ereditandone oneri (tanti) e onori (pochi). Naturalmente le richieste bolognesi vennero respinte.

San Petronio - Disegno del Collamarini 1887

San Petronio – Disegno del Collamarini (1887)

Dal concorso nazionale all’eredità del Santini

Nel 1886 venne bandito un concorso nazionale per la facciata con l’obbligo di non toccare l’esistente ed armonizzare il nuovo con esso. Pochi i partecipanti e non di gran nome; modestissimi gli elaborati, nessuno dei quali giudicato degno di esecuzione. Con grande sollievo di chi si opponeva al progetto e incitava a «Lasciare l’insigne monumento nello stato suo presente, che risulta dalle vicende della storia, del pensiero e dell’arte» (G. Carducci).

Nel 1925 Pio Emilio Santini, ricco bolognese, lasciò 1,5 milioni di lire per la erigenda facciata ponendo un termine di venti anni per il completamento dei lavori. Se questo non fosse avvenuto la cifra sarebbe andata a quattro istituzioni benefiche della città, puntualmente indicate: Ricovero di Mendicità, Istituto dei ciechi, Istituto Gualandi, Istituto per gli orfani di guerra.

L’amministrazione fascista guidata da Arpinati cavalcò il progetto: il ras cittadino voleva ascriversi, accanto a quello di avere costruito lo stadio più moderno del mondo, il Littoriale, anche il merito di avere completato San Petronio.

Nonostante l’avversione esplicita del Ministro della Pubblica Istruzione, del Direttore Generale delle Belle Arti, dell’insigne storico dell’arte Supino, della Accademia Clementina, “i mirabili ingegni dell’Italia fascista” (Manaresi, podestà di Bologna) bandirono il concorso nel 1933.

San Petronio - Uno dei disegni del concorso del 1933

San Petronio – Uno dei disegni del concorso del 1933

Il concorso del 1933 spinto da Arpinati

Furono quarantuno i partecipanti che, sotto pseudonimo (per loro fortuna), presentarono progetti improponibili, di una bruttezza rivoltante. Il principale architetto urbanista del tempo, Marcello Piacentini, pose la parola fine allo scempio: «Lasciamo San Petronio come è: sta benissimo!». Del fascismo si può e si deve dire tutto il male possibile, ma per fortuna qualcuno che capisse qualcosa di arte e di architettura c’era rimasto.

Ma restava il denaro di Santini, e la scadenza era nel 1945. E proprio negli ultimi mesi della guerra il tribunale civile di Bologna discusse della richiesta della fabbrica di San Petronio di prolungare la scadenza di cinque anni, gli anni della guerra. Ovviamente i quattro enti, beneficiari in seconda battuta, si opposero. Si arrivò a un accordo: la cifra fu divisa in cinque e assegnata in parti uguali ai quattro istituti benefici e alla fabbrica di San Petronio. Ma si era già nel 1946 e le 300.000 lire che ciascuno ebbe avevano perso gran parte del loro valore iniziale per effetto della galoppante inflazione.

Ultimo capitolo della vicenda della facciata. Miracolosamente non toccata dai bombardamenti, negli anni 80, su iniziativa di Cesare Gnudi ed Eugenio Riccomini, viene restaurata da Otorino Nonfarmale e restituita alla vista dei bolognesi nella sua meravigliosa veste antica, luminosa, bianca e rosa.

San Petronio - Uno dei disegni del concorso del 1933

San Petronio – Uno dei disegni del concorso del 1933

E tu cosa ne pensi?

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Pubblicità
Pubblicità

Facebook