Il 13 e il 14 dicembre si registrerà una grande affluenza in tutte le farmacie di Bologna e un picco nelle vendite della Tachipirina 1000: “La Febbre del Sabato Sera” in versione musical colpirà tutti gli spettatori del Teatro EuropAuditorium! A quasi cinquant’anni dall’uscita dell’omonimo film nelle sale, la storia di Tony Manero e la disco music continuano a farci emozionare e ballare. Ma perché, dopo tutti questi anni, questa storia continua ad essere così rilevante? Andiamo alla scoperta di uno dei film (e da vent’anni anche musical) che ha plasmato e continua a plasmare intere generazioni.
Breve storia del film cult
Il 16 dicembre 1977 esce per la prima volta nelle sale cinematografiche statunitensi il film musicale “La Febbre del Sabato Sera”, diretto da John Badham. La trama dovreste conoscerla ma per sicurezza ve la riassumeremo in breve. Anthony “Tony” Manero è un giovane italo-americano che vive a Bay Ridge, nel quartiere di Brooklyn. Estroverso ma impulsivo e a tratti superficiale, lavora come commesso in un negozio di vernici. Si diverte con i suoi amici connazionali e talvolta sfida le bande rivali (tra cui i portoricani Barracudas).
Ma Tony Manero non è solo questo: è un abile ballerino che ogni sabato sera infiamma la pista da ballo della storica discoteca 2001 Odissey! La sua passione lo porterà a voler partecipare ad una competizione di ballo, facendo coppia con l’altrettanto talentuosa Stephanie Mangano! Tra le strade di Bay Ridge, la sala prove e la discoteca dove si trasforma in mito, Tony Manero affronterà un percorso che lo porterà a capire chi vuole essere davvero.
Il successo di “La Febbre del Sabato Sera”
Il film aveva un basso budget (3,5 milioni di dollari) e attori tutti pressocché sconosciuti eccezion fatta per John Travolta, già un po’ conosciuto per il suo ruolo nella sitcom “Welcome Back, Kotter” (in Italia arrivata nel 1980 e tradotta come “I ragazzi del sabato sera”). Questo film segnerà una svolta nella carriera di John Travolta, che di lì a poco girerà anche “Grease” con Olivia Newton-John.
A rendere questo film ancora più memorabile, oltre alle movenze di Travolta, è stata senza ombra di dubbio la colonna sonora, scritta, composta e cantata quasi interamente dai Bee Gees, gruppo già attivo dagli anni Sessanta e che arriverà a essere il secondo gruppo vocale più venduto dopo i Beatles. L’album Saturday Night Fever, pubblicato un mese prima del film, diventerà il disco più venduto di tutti i tempi fino al 1982, quando verrà superato da Thriller di Michael Jackson. Ad oggi è il quarto album più venduto di sempre.
Il film, insieme a “Grease” (1978), diventerà uno dei film di maggior incasso dell’epoca.
La febbre del sabato sera (©Film La febbre del sabato sera)
Anatomia di una nuova mitologia
Il film ha un merito non indifferente, ha generato alcuni miti che sono rimasti nella storia e che tutt’ora restano rilevanti: Tony Manero/John Travolta, la disco music e i Bee Gees e la saturday night della classe operaia italo-americana dell’epoca. La discoteca 2001 Odissey è uno spazio sacro, separato dal resto delle ambientazioni della storia: indossare il completo scelto per la serata, mettere il gel sui capelli e scendere in pista sono tutti atti parte di un rito che rendono Tony Manero, sera dopo sera, il divo della pista da ballo, simbolo di una gioventù danzante e ribelle. Le mosse di John Travolta si trasformano in immagini che si fissano della memoria collettiva, diventano parte della cultura dance e improvvisamente tutti, che si conosca o meno il film, sappiamo di dovere puntare il dito verso l’alto quando arriviamo al ritornello di Night Fever dei Bee Gees.
Eppure, “La Febbre del Sabato Sera” è anche una storia di formazione e non solo una celebrazione della cultura dance degli anni Settanta. Come anticipato, Tony Manero intraprende un percorso di crescita: da adolescente in cerca della sua identità affronta il passaggio all’età adulta che lo costringe a chiedersi cosa voglia fare del suo futuro, se restare impigliato nella vita del “ghetto” italo-americano o guardare ai nuovi orizzonti della city Manhattan.
I Bee Gees come colonna sonora
E ancora: è la band britannica che avvia la sua carriera in Australia, i Bee Gees, a rendere intramontabile il film e la disco music in generale. Il genere già esisteva ma con l’album che contiene la colonna sonora della pellicola di John Badham, questo esplode e diventa un vero e proprio movimento – anche di protesta. Il gruppo, composto dai fratelli Barry, Robin e Maurice Gibb, prende nome dall’abbreviazione del primo nome Brothers Gibbs, B.G’s. I tre riscontarono un discreto successo negli anni Sessanta, per poi attraversare negli anni Settanta una fase di declino.
Con l’album del 1977 Saturday Night Fever e in particolare i brani Stayin’ Alive, Night Fever, More Than a Woman, How deep is Your Love e You Should Be Dancing, i Bee Gees entrano ufficialmente nell’Olimpo della musica, rappresentando una nuova ribalta per il genere e guadagnandosi il successo planetario. Con loro, la disco music diventa mainstream e persino i gruppi più rock, come i Rolling Stones, ne subiscono l’influenza.
Tuttavia, come per ogni cosa che ha successo, non mancano le critiche, che verso la fine degli anni Settanta toccano il loro apice: spopolano le t-shirt con la scritta “Disco sucks”, la band punk Dead Kennedys pubblica l’album Disco Holocaust e viene arririttura organizzato l’evento “Disco Demolition Night”. Nonostante nella seconda metà degli anni Ottanta il Pop bianco si fosse scrollato di dosso il sound disco che lo aveva contagiato, da disco music è rimasta uno dei generi più venduti e che tutt’ora continua a influenzare artisti di ogni matrice.
La febbre del sabato sera (©Film La febbre del sabato sera)
Uno spaccato crudo e senza filtri della realtà del ghetto
“La Febbre del Sabato Sera”, oltre tutto quello che abbiamo già detto, contiene al suo interno un’ulteriore sottotrama che lo rende davvero uno dei film più importanti della storia del cinema. Tra le luci della 2001 Odissey, le prove con Sephanie Mangano e i completi iconici, Tony Manero ci accompagna anche nel ghetto italo-americano degli anni Settanta.
È un ritratto della gioventù crudo e disperato, ne racconta i drammi, l’incoscienza, la diseguaglianza tra uomini e donne e la difficoltà nel separarsi o adattarsi ad una realtà che spesso può stare stretta. I pericoli delle rivalità tra bande, la superficialità tra ragazzi e la rabbia mista a voglia di riscatto di una generazione che vuole far sentire la sua voce ed essere artefice del suo destino: tutti questi temi si fanno strada tra una canzone e l’altra, mettendo lo spettatore davanti una realtà, quella della classe operaia italo-americana, e a una cultura, la sottocultura disco popolare, che finora non aveva avuto grande spazio sul grande schermo. Le canzoni dei Bee Gees diventano simboli della cultura degli anni Settanta: inni di libertà, coraggio e lotta contro l’emarginazione.
Per tutte queste ragioni, nel 2010 il film è entrato a far parte della National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti, che lo ha definito “storicamente e culturalmente rilevante”. Inoltre, la pellicola fu la prima a dare vita ad un vero e proprio cross-media marketing (uno dei primi nella storia del cinema), sfruttando diverse forme mediali che lo continuarono a promuovere fino ad oggi.
Origini del musical e lo spettacolo della Compagnia della Rancia
Nel 1998 debutta il musical, per la prima volta, al Teatro West End di Londra e nel 1999 a Broadway, negli Stati Uniti. Il 10 ottobre 2024 debutta in Italia per la prima volta, a Milano, prodotto dalla Compagnia della Rancia. Questa, fondata nel 1983 inizialmente dedicandosi alla prosa, è la prima compagnia teatrale specializzata nella produzione di musical in Italia. Lo spettacolo, prodotto su licenza di Broadway Licensing, con la regia di Mauro Simone, “restituirà a teatro freschezza e attualità alla storia”. Sul palco, insieme a Simone Sassudelli nei panni di Tony Manero e Gaia Soprano nel ruolo di Stephanie Mangano, saliranno 21 performer che daranno vita agli iconici brani!
I testi e le liriche di alcuni brani sono stati adattati in italiano da Franco Travaglio mentre restano in lingua originale i brani che animano le scene ambientate alla 2001 Odissey. Le coreografie sono di Chris Baldock, la direzione musicale di Andrea Calandrini, il disegno luci è di Francesco Vignati e il disegno audio di Armando Vertullo; le scenografie sono di Gabriele Moreschi e i costumi di Riccardo Sgaramella.
Ci si vede a teatro!
Questa è decisamente un’occasione imperdibile per rivivere in una chiave diversa la storia e l’atmosfera unica di un film epocale. Per cui, non vi resta che indossare il vostro migliore outfit e fare un po’ di stretching: la pista della 2001 Odissey vi aspetta il 13 e il 14 dicembre sul palco del Teatro EuropAuditorim di Bologna!