Dove è iniziata la “Leggenda” di Sette Cappotti
Sulle strade del rione della Cirenaica, tra via Massarenti e il ponte di via Libia, sta nascendo un piccolo film indipendente che ha unito intorno a un progetto particolare quasi tutti i più noti attori della città. È un “corto”, avrà la durata di una ventina di minuti, ma realizzarlo non sarà meno impegnativo. Si intitolerà “C’è troppo sole”, ed è la storia romanzata di uno dei personaggi stravaganti che popolavano la città negli anni Settanta e Ottanta del secolo
scorso: Umberto Stignani, più noto nell’immaginario collettivo come “Sette cappotti” o “Atomino”.
Come vestiva Sette Cappotti
Incontrarlo per le strade di Bologna era la normalità durante gli anni Settanta.
Si muoveva già alla mattina presto, con una bicicletta scassata carica di scatoloni di cartone vuoti e ripiegati, ancorati al portapacchi, con due bidoni da imbianchino, rigorosamente vuoti, appesi al manubrio. Indossava una serie di “paltò”, anche con la bella stagione, e in testa un casco da cantiere. Lo faceva perché era convinto della necessità di proteggersi dalle
radiazioni solari, e soprattutto quando incontrava dei ragazzi li metteva in guardia, perché loro avevano ancora molto tempo davanti, e non dovevano sperperarlo, facendosi avvelenare da quel sole che “è fonte di vita ma al tempo stesso ce la accorcia”.
Chi era Sette Cappotti
Sette Cappotti (© RadiaBo)
Le testimonianze concordano: era una persona di straordinaria gentilezza, un animo romantico, con quella rotella che batteva in testa e ne faceva una specie di ecologista ante litteram. Molti, visto l’aspetto, pensavano fosse un clochard, invece una casa ce l’aveva. Abitava in via Scipione dal Ferro 11, nelle case popolari che lambiscono la Veneta, al confine sudorientale della Cirenaica. Viveva in un mondo suo, ma non era un disperato, e a quanto
pare (altre importanti testimonianze) non era nemmeno disagiato. Aveva una sua filosofia di vita, e la portava avanti con fermezza. Ogni tanto faceva un falò col cappotto più esterno, e quindi più “impregnato di radiazioni”, e lo sostituiva con uno nuovo di zecca, che naturalmente indossava sotto agli altri.
Dove si svolge la storia
Sette Cappotti (© RadiaBo)
La Cirenaica, stretta tra i quartieri San Donato e San Vitale, nasce negli anni della guerra italo-turca, e lega il proprio nome alle conquiste coloniali e all’amministrazione della Libia Italiana, tra gli anni Trenta e i primi anni Quaranta del secolo sco rso. All’epoca era addirittura definita “quartiere libico”. Ma nel dopoguerra, per volere del sindaco Dozza, le sue strade persero ogni riferimento all’imperialismo del ventennio fascista. E così sono state dedicate a uomini come Mario Musolesi, Giuseppe Bentivogli, Sante Vincenzi, Massenzio Masia, Paolo Fabbri, eroi della Resistenza che qui aveva un centro strategico. A testimoniare la fondazione l’unica strada il cui nome resta legato alle vicende del colonialismo: via Libia.
La Cirenaica, un pezzo antico di Bologna
Un rione atipico, la Cirenaica. Dove le grandi case popolari, i condomini con ampi cortili interni edificati dalla Coop Risanamento si affiancano alle piccole case su due piani, o alle villette con i mattoni a vista; dove i colori sono caldi e intensi e si immergono nel verde delle strade alberate. Un quartiere operaio che ha aperto le braccia al prossimo, anche allo straniero, diventando un melting-pot di razze, idiomi, culture e passioni. E’ un’area protetta della creatività, cresciuta proprio in quegli anni Settanta delle osterie e della protesta, tra i tavoli di Vito (dove erano presenze fisse Francesco Guccini e Jimmy Villotti) e le agitazioni del Copernico, tra le effervescenze dell’Idrolitina del cavalier Gazzoni e le “Litorine” della Veneta che portava nelle nebbie della Bassa.
Chi sta producendo e interpretando il film
Sette Cappotti (© RadiaBo)
Le riprese di Sette Cappotti sono iniziate giovedì 4 dicembre, e termineranno intorno a fine gennaio. Alla guida una coppia collaudata, il regista Andrea Recchia e il direttore di fotografia Roberto Beani. Entrambi hanno lavorato su soggetto e sceneggiatura di Marco Tarozzi.
“Atomino” Stignani è interpretato da Orfeo Orlando. Accanto a lui ci sono alcuni dei principali interpreti della scena bolognese. Nomi come Saverio Mazzoni, Daniela Airoldi, Luigi Monfredini, Francesco Clemente, Micaela Piccinini, Alessandro Pilloni, Ettore Pancaldi, Alessio Scimonelli.
Con due “chicche”: la partecipazione straordinaria di Totò Cascio, che nel 1990 fu il piccolo interprete di “Nuovo Cinema Paradiso”. In quel film vinse il premio Bafta e lanciando una carriera di prestigio nel cinema. Infine la presenza nel cast di Maurizio Gentilini, patron dell’azienda ben nota al popolo di tifosi della Fortitudo.
Settecappotti è tornato, insomma: spinge la sua bicicletta e sorride, ormai è leggero come un sogno. Non c’è più quel passato che nessuno conosce, c’è un futuro di immagini e gentilezza. Sempre mettendo in guardia il prossimo, che il sole non fa bene come sembra, a sentire lui.