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Cinema

Paramount sfida Netflix per Warner Bros. Discovery: perché la partita è ancora aperta

La sfida tra Paramount e Netflix per Warner Bros. Discovery. Si gioca il futuro di Hollywood tra offerte ostili, penali miliardarie, politica e una partita con l’antitrust sempre più complessa. La situazione

I loghi di Paramount, Netflix e Warner Bros. Discovery (© Radiabo)
I loghi di Paramount, Netflix e Warner Bros. Discovery (© Radiabo)

La corsa che coinvolge Paramount, Warner Bros. e Netflix per il controllo di uno dei gruppi più influenti dell’intrattenimento mondiale è diventata uno dei passaggi più delicati degli ultimi anni.

Dopo l’annuncio dell’accordo tra Netflix e Warner Bros., arrivato a fine settimana scorsa, la situazione è cambiata ancora: Paramount Skydance è entrata nella trattativa con un’offerta ostile in contanti che punta a ribaltare il risultato. Ciò che sembrava una fusione già instradata è ora un confronto aperto tra strategie opposte, valutazioni miliardarie e un fronte regolatorio sempre più complesso.

Paramount contro Netflix per Warner Bros: un accordo storico in discussione

Alla fine della scorsa settimana Netflix ha annunciato un accordo da circa 83 miliardi di dollari per acquistare gli studios cinematografici di Warner Bros. Discovery (WBD), il servizio di streaming HBO Max e le principali attività legate alla distribuzione digitale. Il progetto prevede lo spin-off dei canali via cavo in una nuova società separata, controllata dagli attuali azionisti di WBD. Netflix, dal canto suo, rafforzerebbe la sua posizione di primo polo globale dello streaming.

Per sottolineare la portata dell’operazione, la piattaforma ha inviato una mail a oltre 300 milioni di abbonati con oggetto «Netflix dà il benvenuto a Warner Bros.». Nel messaggio vengono citati franchise come Harry Potter, Friends, The Big Bang Theory e il DC Universe, che potrebbero diventare centrali nella strategia futura. Nella stessa comunicazione, però, Netflix ricorda che l’accordo resta subordinato all’approvazione delle autorità antitrust e al voto degli azionisti.

L’offerta ostile di Paramount Skydance: più soldi e tutta WBD

Pochi giorni dopo è arrivata la risposta di Paramount Skydance, guidata da David Ellison. La società, che aveva già partecipato alla gara, ha scelto la strada dell’offerta pubblica di acquisto ostile, rivolgendosi direttamente agli azionisti di WBD.

Paramount propone di pagare 30 dollari per azione, tutti in contanti, per una valutazione complessiva di circa 108 miliardi di dollari che include anche i canali via cavo. È un premio significativo rispetto alla proposta di Netflix, che combina contante e azioni e riguarda solo studios e attività streaming, lasciando gli asset lineari in una società separata e più esposta ai debiti.

Nel materiale agli investitori, Paramount sostiene che la propria offerta sia:

  • più semplice, perché interamente in contanti;
  • più generosa, con un valore complessivo superiore di circa 18 miliardi di dollari;
  • più equilibrata, perché evita di lasciare agli azionisti una «bad company» concentrata sui canali tradizionali.

L’operazione viene presentata come la nascita di un nuovo gruppo integrato: da un lato gli studios Paramount e Warner, dall’altro una piattaforma streaming che unirebbe Paramount+ e HBO Max, con in più un ampio portafoglio di diritti sportivi e canali generalisti.

Dal punto di vista tecnico, l’offerta è strutturata come una tender offer: resterà aperta per 20 giorni lavorativi, durante i quali qualsiasi azionista WBD potrà cedere le proprie azioni a Paramount al prezzo fissato. Il consiglio di amministrazione di WBD ha ribadito la raccomandazione a favore dell’accordo con Netflix, ma ha anche annunciato che valuterà l’offerta ostile e risponderà entro dieci giorni lavorativi.

Il prospetto esplicativo offerto da Paramount agli azionisti di Warner Bros. Discovery (© Paramount)

Il prospetto esplicativo offerto da Paramount agli azionisti di Warner Bros. Discovery (© Paramount)

Penali miliardarie e rischio di contenziosi

La sfida tra Paramount e Netflix non è solo una questione di prezzo: il contratto già firmato da Netflix e Warner Bros. contiene penali molto elevate a protezione dell’accordo esistente.

Se fosse Netflix a tirarsi indietro, dovrebbe pagare a Warner Bros. Discovery una penale di circa 5,8 miliardi di dollari. Se fosse invece WBD ad accettare un’offerta superiore, dovrebbe riconoscere a Netflix circa 2,8 miliardi di dollari.

Questo significa che un’eventuale intesa con Paramount dovrebbe tenere conto anche del costo della penale. Di fatto, rinunciare all’offerta di Netflix ridurrebbe il valore netto per gli azionisti di Warner Bros. Discovery; oppure obbligherebbe Paramount a spingersi più in alto con la propria proposta, come sottolineano diverse analisi finanziarie.

Un braccio di ferro prolungato, fatto di rilanci, possibili azioni legali e pressioni degli investitori, rischia di indebolire Warner Bros. Discovery proprio mentre il gruppo avrebbe bisogno di stabilità industriale e finanziaria.

Antitrust e politica: il vero campo di battaglia nella lotta tra Netflix e Paramount per Warner Bros. Discovery

Sul piano regolatorio, l’operazione Netflix–WBD è quella più esposta. Le valutazioni sugli aspetti antitrust evidenziano che la fusione metterebbe insieme il primo servizio di streaming globale con il terzo player del mercato, all’interno di uno degli studios più redditizi degli ultimi anni. Le linee guida del Dipartimento di Giustizia statunitense considerano critica una quota superiore al 30% del mercato: la nuova entità supererebbe quella soglia nel settore streaming, in un contesto di prezzi in aumento e concorrenza in difficoltà.

Nel proprio materiale informativo, Paramount spinge su questo punto: secondo le sue stime, un’acquisizione di Warner Bros. da parte di Netflix porterebbe il nuovo gruppo a controllare circa il 43% degli abbonati globali. Ci sarebbero potenziali effetti su prezzi, compensi ai talenti e ruolo delle sale cinematografiche.

Il CEO di Paramount Skydance David Ellison (© Paramount)

Il CEO di Paramount Skydance David Ellison (© Paramount)

Netflix, al contrario, insiste su una lettura più ampia del mercato. La società sostiene di competere con l’intero ecosistema dell’intrattenimento online, che comprende YouTube, Amazon, TikTok, Apple e le piattaforme di Meta. In questa prospettiva, la fusione servirebbe a restare competitivi, non a costruire un monopolio.

La questione è anche politica. Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha definito l’acquisizione da parte di Netflix qualcosa che «potrebbe essere un problema» per via della quota di mercato molto elevata. Ha detto di voler essere personalmente coinvolto nella decisione e di voler esaminare i numeri dei diversi concorrenti prima di esprimere un giudizio definitivo.

La partita si complica perché la proposta di Paramount è sostenuta anche dal fondo Affinity Partners di Jared Kushner, genero di Trump, e da alcuni fondi sovrani mediorientali, che hanno accettato di rinunciare a diritti di governance per restare fuori dal perimetro del CFIUS, il comitato che controlla gli investimenti esteri in settori sensibili. Un’analisi comparativa delle offerte sottolinea inoltre che la combinazione tra Paramount e WBD metterebbe sotto lo stesso tetto canali come CBS e CNN, con possibili effetti sulla pluralità dell’informazione.

Lavoratori, sale cinematografiche e piattaforme: cosa c’è in gioco

Il dibattito non riguarda solo concorrenza e potere di mercato, ma anche le conseguenze per lavoratori e creativi. Le ricadute per Hollywood non sono marginali. L’industria vive già una fase di contrazione: finestre cinematografiche più brevi, stagioni più corte, meno produzioni in parallelo e maggiore precarietà per tecnici, autori, registi e attori.

Le principali organizzazioni di categoria guardano con sospetto l’ipotesi di una fusione tra il più grande streamer e uno dei principali studios. Temono che l’operazione porti a:

  • nuovi tagli occupazionali;
  • pressioni al ribasso su compensi e condizioni contrattuali;
  • una riduzione della diversità e quantità di contenuti disponibili.

Netflix sostiene il contrario. Promette più investimenti nei contenuti e un impegno a mantenere, e non ridurre, le uscite in sala per i film Warner. Paramount prova a posizionarsi come alternativa meno aggressiva sul fronte dello streaming puro, e ha presentato la propria proposta come un modo per rafforzare il modello ibrido sala–piattaforma. Questo tramite l’utilizzo delle sinergie promesse, oltre 6 miliardi di dollari, per finanziare nuove produzioni e non solo per tagliare costi.

Cosa può succedere adesso?

Nel breve periodo è probabile una fase di stallo ad alta tensione. Il consiglio di Warner Bros. Discovery continuerà a sostenere l’accordo con Netflix, almeno finché l’offerta di Paramount Skydance non dimostrerà di avere un forte appoggio tra i grandi azionisti. Nel frattempo Paramount cercherà di convincere fondi e investitori istituzionali che la propria proposta, più ricca e con minori rischi regolatori, è la soluzione migliore.

Netflix, che tramite il suo Co-CEO Ted Sarandos ha fatto sapere che questa mossa fosse «totalmente aspettata», potrebbe essere spinta a ritoccare al rialzo l’offerta o a modificarne la struttura, se percepirà un reale rischio di perdere Warner Bros. Discovery. Oppure potrebbe puntare tutto sulla capacità di convincere i regolatori che la fusione è compatibile con la concorrenza globale.

Il co-CEO Netflix Ted Sarandos (© Netflix)

Il co-CEO Netflix Ted Sarandos (© Netflix)

Se nessuna delle due strade dovesse portare a un risultato chiaro, resta possibile una terza via: un nuovo schema di smembramento degli asset di WBD, la riapertura del processo competitivo o il ritorno in scena di altri potenziali acquirenti.

In ogni caso, la vicenda che coinvolge Paramount, Warner Bros. Discovery e Netflix è destinata a diventare un test decisivo per capire fino a che punto sarà tollerata la concentrazione nel mercato globale dei media e quale ruolo avranno regolatori, politica e lavoratori nel ridisegnare l’equilibrio tra piattaforme, studios e pubblico.

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