Ieri è uscito finalmente nelle sale cinematografiche italiane il film «Luca Seeing Red – Sognando Rosso», visibile fino a domani (qui le proiezioni anche in provincia di Bologna). Più che un docufilm, si tratta di una lunga intervista cinematografica condotta dal giornalista britannico Chris Harris, ex volto di Top Gear, a Luca Cordero di Montezemolo.
Non aspettatevi un docufilm di indagine o bilancio critico, capace di mettere sul tavolo luci e ombre della carriera del manager bolognese che (ed è un dato incontestabile) ha rilanciato la Ferrari e in seguito ha contribuito al salvataggio della FIAT. La struttura è quella di un racconto guidato, controllato, privo delle zone grigie che spesso accompagnano le biografie dei protagonisti dell’industria italiana.
Un viaggio nei luoghi di Montezemolo
Il film, diretto e sceneggiato da Manish Pandey (autore di Senna e Lucky!, documentario sulla vita di Bernie Ecclestone) e co-diretto da Christopher M. Armstrong, segue Harris in un percorso tra i luoghi simbolo della vita e della carriera di Montezemolo. L’intervista, in inglese, ripercorre gli inizi professionali, il rapporto con Enzo Ferrari e con Niki Lauda, i legami con la famiglia Agnelli e una lunga sequenza di successi.
Ci sono diverse sequenze dedicate anche a Bologna, con scorci che valorizzano la città. I portici incorniciano alcuni momenti della chiacchierata tra Harris e Montezemolo. Appare anche Piazza Santo Stefano, durante uno dei pasti che fungono da trait d’union per tutto il racconto. Le riprese dal “Montezemolo Ranch” sulle colline offrono una vista completa sulla città. Un omaggio visivo al territorio e a Bologna, che Luca Cordero di Montezemolo confessa nel film di non voler lasciare mai più.
Montezemolo e Harris a cena in Piazza Santo Stefano (© Notorius Pictures)
Le omissioni: dai rapporti in FIAT alla parentesi Cinzano
Il racconto sorvola invece su passaggi ben noti della sua storia manageriale. Non viene citato, per esempio, che il suo arrivo in Cinzano coincise con l’allontanamento dalla FIAT negli anni ’80 per la compravendita di incontri con l’Avvocato Agnelli, episodio raccontato da Cesare Romiti in un’intervista a Giovanni Minoli. Nel film, prevedibilmente, questo capitolo non trova spazio.
Dall’America’s Cup a Italia ’90, fino al ritorno in Ferrari
Vengono raccontate invece le esperienze con Azzurra, tramite il suo ruolo di Amministratore Delegato di Cinzano, l’organizzazione di Italia ’90 e il ritorno in Ferrari, mostrato attraverso immagini d’archivio. Il film ricostruisce gli anni in cui Montezemolo contribuì a trasformare la Casa di Maranello in una realtà moderna e competitiva, tanto sul piano sportivo quanto su quello industriale.
La narrazione lascia intendere, talvolta in maniera esplicita, che senza quel percorso dagli anni ’90 in avanti non esisterebbe la Ferrari globale di oggi, simbolo della manifattura e del lusso italiano.
Ayrton Senna, Michael Schumacher e le stagioni dell’oro
Uno dei momenti più emotivi, oltre a quelli dei funerali di Lauda e di Gianni Agnelli, riguarda Ayrton Senna. In visita alla tenuta di Montezemolo pochi giorni prima del GP di San Marino 1994. Il manager racconta che il campione brasiliano stava considerando seriamente un passaggio in Ferrari nel 1995. Uno scenario che avrebbe escluso l’arrivo di Michael Schumacher.
Di Schumacher, Montezemolo sottolinea sia i punti di forza che le fragilità. Ma soprattutto c’è spazio al ricordo della lealtà di Schumi, ricordando come non avesse voltato le spalle alla Ferrari nemmeno dopo il grave incidente di Silverstone 1999, causato da un guasto meccanico.
La poltrona rossa su cui si sedette Ayrton Senna, tra Harris e Montezemolo (© Notorius Pictures)
Le ombre sportive ignorate dal film sulla vita di Luca Cordero di Montezemolo
Non ci sono riferimenti al Mondiale Costruttori 1999, conquistato al termine di una stagione corsa, da Silverstone in poi, sacrificando Eddie Irvine e congelando lo sviluppo della F399. Il film preferisce invece soffermarsi sul trionfo del 2000 e sul coinvolgimento emotivo dell’Avvocato Agnelli che, secondo Montezemolo, al telefono dopo il successo trattenne a stento le lacrime.
Presenti anche il suo periodo alla presidenza dell’azienda torinese, salvata nel periodo più difficile della sua storia. Spazio anche al rapporto complesso con Sergio Marchionne, da lui scelto come Amministratore Delegato FIAT. Vengono rivissuti anche i passaggi finali della carriera di Montezemolo in Ferrari. Infine, l’uscita definitiva nel 2014: una “defenestrazione” voluta proprio dall’italo-canadese, ormai innamorato della Casa di Maranello al punto da volerla presiedere. Tutte le considerazioni di Montezemolo, però, non possono più essere controbattute.
C’è spazio anche per l’esaltazione di Italo, la compagnia di treni ad alta velocità fondata proprio da Montezemolo insieme ad altri imprenditori.
Un film che celebra Montezemolo (e anche Bologna e l’Italia)
Visivamente, il film sulla vita di Luca Cordero di Montezemolo offre immagini molto impattanti: il giro in 500 rossa per le strade di Roma, con l’imprenditore 78enne che saluta chiunque incontri, così come le Ferrari schierate a Villa Adriana. È una celebrazione dell’Italia e della figura del manager bolognese, ma va detto, solo nelle sue sfaccettature migliori.
Anche in alcune scelte estetiche, il film sceglie un registro celebrativo: l’Italia viene valorizzata nei suoi scorci più belli. Montezemolo, viene rappresentato come un mosaico armonioso, senza ombre. E quando si vuole raccontare una bella storia, a volte può essere comprensibile la decisione di chiudere un occhio.
Mi sono chiesto perchè questo film fosse prodotto e realizzato da personaggi inglesi e non da giornalisti, sceneggiatori e giornalisti italiani. Troppe domande: godiamoci il film.

Harris e Montezemolo a Villa Adriana (© Notorius Pictures)