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Matteo Garrone: «Lo spettatore deve fare un viaggio assieme ai miei personaggi»

Matteo Garrone, noto regista e sceneggiatore italiano, ha partecipato come ospite alla 24^ edizione del Reggio Film Festival

Matteo Garrone premiato con la Targa Zavattini al Reggio Film Festival 2025 (©Radiabo)
Matteo Garrone premiato con la Targa Zavattini al Reggio Film Festival 2025 (©Radiabo)

Ieri sera il Reggio Film Festival, il concorso di cortometraggi internazionali che ormai da 24 anni si tiene nella città del Tricolore, ha avuto un ospite speciale: il pluripremiato regista e sceneggiatore italiano Matteo Garrone, che ha firmato film famosi a livello mondiale come Gomorra (2008), Il racconto dei racconti (2015), Pinocchio (2019) e Io capitano (2023). In dialogo con il critico cinematografico Nicola Bassano, Garrone ha tenuto una masterclass presso il Cinema Novecento di Cavriago, in provincia di Reggio Emilia.

Gomorra, Io capitano &Co: un viaggio nella filmografia del pluripremiato regista Matteo Garrone. «Il filo conduttore? L’immagine»

Nel corso della sua carriera, il popolare regista romano ha vinto svariati riconoscimenti: tra questi 11 David di Donatello e 9 Nastri d’argento, oltre che una nomination ai Golden Globe e agli Oscar per Gomorra e Io capitano. Ciononostante, Garrone è conosciuto anche per la grande eterogeneità dei suoi lavori. «Il mio non è un percorso omogeneo: salto da un genere all’altro, dallo stile documentaristico al mondo delle fiabe – esordisce – Non ho uno stile preciso ma in realtà un filo conduttore c’è: l’immagine. Un’immagine che deve portare lo spettatore in un’altra dimensione, al di là della realtà, al di là del realismo. Questo è lo stesso che ho voluto fare in Io capitano: l’osservazione di un mondo contemporaneo, però con elementi legati al mondo soprannaturale. È una fusione tra Gomorra e Pinocchio. Molte scene di Pinocchio sono simili a scene in Io capitano».

Io capitano racconta un argomento di attualità forte come l’immigrazione secondo un punto di vista diverso dal solito: quello delle persone che arrivano con le barche, persone dietro le quali ci sono famiglie e storie di vita. «Ho preso due ragazzi che non avevano esperienza nella recitazione. La stessa cosa l’avevo fatta anche con Gomorra: ai due protagonisti ho scelto di non dare una sceneggiatura. Io capitano è un romanzo di formazione, un viaggio dell’eroe che andrebbe premiato per quello che è riuscito a fare. Ho cercato di fare un film che fosse il più possibile onesto e sincero. Io ero il primo spettatore: quando davo “azione”, io per primo ero sorpreso di ciò che accadeva davanti alla macchina da presa. Lo spettatore deve dimenticarsi di tutto ciò che c’è dietro e fare questo viaggio in presa diretta con i personaggi» racconta.

È anche per questo motivo che, come racconta Garrone stesso, le sue sceneggiature sono spesso cambiate nel corso delle riprese. «L’imbalsamatore, ad esempio, doveva essere un noir incentrato su un triangolo amoroso. Durante le riprese, però, gli attori sono entrati nella parte e in qualche modo mi hanno guidato. Di conseguenza, la sceneggiatura si è piano piano modificata. Come regista io sono disposto a tradirla, tornando indietro a girare nuove riprese se mi rendo conto che qualcosa non funziona. Nel caso di L’imbalsamatore abbiamo rigirato 50 minuti di film dopo il montaggio» prosegue.

Dal realismo al viaggio dell’eroe, passando per il fantasy: «Il mio film preferito? Non posso scegliere, come con i figli»

La filmografia di Garrone, però, non è incentrata solamente su personaggi imperfetti che vivono ai margini delle regole, veri antieroi della società contemporanea rappresentati con realismo e sincerità. Nel caso di Il racconto dei racconti – Tale of Tales, il regista e produttore romano ha deciso di sperimentare con il genere fantasy.

«Volevo entrare in questo mondo legato al sovrannaturale quindi mi sono lanciato – continua Matteo Garrone – Era un film complesso dal punto di vista produttivo, con una troupe numerosissima, e ho pensato di girare in inglese con attori stranieri. Di questo mi sono sempre pentito, forse sarebbe stato più giusto farlo in italiano. Non mi pento del film, ma di questo sì. Sono molto legato alla mia tradizione, negli anni Sessanta e Settanta l’Italia aveva i più grandi maestri del cinema a livello mondiale. È da loro che prendo ispirazione, visto che non ho una vera formazione accademica».

E nonostante la formazione da autodidatta, il regista romano è arrivato a proiettare i propri film nelle sale cinematografiche più famose del mondo. «Per quanto riguarda i miei prossimi progetti, al momento non ho idee quindi preferisco non fare nulla (ride, ndr). Oggi le case di produzione creano prodotti legati al mercato. Noi pensiamo che il successo di un film sia fatto dal successo che ottiene in sala. Penso che questa sua un’idea un po’ vecchia, perché il successo di una pellicola dipende da molti fattori. Quanto a me, se tornassi indietro rifarei tutto quanto: ho sempre fatto quello che mi sentivo di fare. Il mio film preferito tra quelli della mia filmografia? Tutti quanti, non posso scegliere. Come con i figli» conclude.

L’incontro si è concluso con l’assegnazione della Targa Zavattini, consegnata a Garrone dalla sindaca di Cavriago Francesca Bedogni.

Matteo Garrone premiato con la Targa Zavattini al Reggio Film Festival 2025 (©Radiabo)

Matteo Garrone premiato con la Targa Zavattini al Reggio Film Festival 2025 (©Radiabo)

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