Il consiglio letterario di oggi ci parla di “Racconti Disprassici”, un libro che tenta di aprire una strada per la conoscenza della Disprassia e di come può essere affrontare la vita convivendo con questa condizione.
Particolare della copertina del libro “Racconti Disprassici”
Aprire una strada per conoscere la Disprassia
Racconti Disprassici, pubblicati da chi scrive con Dialoghi Edizioni nel 2020, in pieno COVID, è stato un primo importante passo nel tentare di rompere il velo che copre la conoscenza e la consapevolezza della Disprassia, disturbo delle funzioni esecutive che, dati scientifici alla mano, riguarda almeno il 5-6 per cento della popolazione scolastica odierna. Un disturbo che a volte può comportare anche la presenza di alcune forme di DSA, come la disgrafia.
Naturalmente, in ambito scientifico e clinico era già nota, anche se con difficoltà; ma a livello letterario e sociale lo è molto meno, e il libro cerca di iniziare una strada in questo senso. Racconta, in forma romanzesca, le difficoltà di un bambino e poi di un giovane adulto, nell’avere a che fare con questo disturbo.
La copertina del libro “Racconti Disprassici” di Pierluigi Cuccitto
Racconti Disprassici: alla scoperta della misteriosa Disprassia
Nel libro non si cerca di dare definizioni cliniche, e non ci sì dilunga in spiegazioni tecniche sul disturbo, ma si racconta un’esperienza di vita, cercando di restituire, con le parole di chi si trova di fronte a difficoltà di cui inizialmente non comprende il motivo e il senso, le difficoltà, lo sconforto, la sfiducia del mondo verso di te, ma anche la forza, la speranza, la ricerca di consapevolezza e la lenta costruzione di se stessi, in una lunga lotta per accettarsi ed accettare ciò che si è.
Il libro è scritto in forma di piccoli racconti che toccano vari episodi e situazioni: la difficoltà ad allacciarsi le scarpe, le disavventure con la bici, la scuola, gli inciampi nel camminare, nel ballo e nell’amore, il rapporto con i computer e la macchina, e così via.
Scritto in uno stile sincero e senza filtri, cerca di far vedere quanto la caratteristica principale di salvezza, quando si ha a che fare con un disturbo del genere, sia l’ironia, ispirandosi in questo al modo insuperato con cui Charles Dickens raccontava le disavventure dei suoi personaggi (che in realtà erano le sue).
Insomma, è un libro per tutti, scritto naturalmente per chi convive con la Disprassia e i suoi famigliari e amici; ma è un testo che cerca di parlare a tutti coloro che “danzano a un ritmo diverso” nella loro vita, e l’augurio che possa servire a far capire che davvero “chi va piano va sano e va lontano”.