Dopo la morte di J.R.R Tolkien, e precisamente quattro anni dopo, nel 1977, il terzo figlio e curatore letterario designato, Christopher, con la consulenza dello scrittore Guy Kay, diede alle stampe Il Silmarillion, volume che raccoglie, in forma sapienziale, tutte le vicende mitologiche di Arda, l’universo creato da Tolkien. Il libro ebbe certamente successo, ma in parte spiazzò il pubblico.
Infatti, molti si attendevano una specie de “Il Signore degli Anelli” nelle epoche precedenti, ma Tolkien non portò mai a compimento un romanzo sulle due ere precedenti la storia della Terra di Mezzo, Prima e Seconda Era: sia perché il materiale era amplissimo e sottoposto a continua revisione per renderlo coerente col Signore degli Anelli, sia perché il Professore di Oxford vedeva il Silmarillion come un compendio di miti e leggende da lasciare “sullo sfondo” dei due romanzi pubblicati mentre era in vita.
Il Silmarillion di J.R.R. Tolkien
Il Silmarillion compendio di miti e leggende, l’opera del cuore
Il Silmarillion era l’opera “che egli aveva nel cuore”, e desiderava pubblicarlo, ma assieme al Signore degli Anelli. Ciò non fu possibile per il rifiuto dell’editore, e così la pubblicazione che uscì fu molto diversa da quella probabilmente progettata.
La storia, o per meglio dire, le storie, racconta di ciò che avvenne nel mondo di Arda e in particolare nella sua parte più nota ai lettori, la Terra di Mezzo, durante le ere precedenti le vicende di Bilbo e Frodo. Si va dai miti cosmogonici della nascita del mondo, attraverso una grande Musica suonata dai Valar, le potenze angeliche, emanazione del pensiero di Eru, ovvero Dio, alle vicende degli Elfi e degli Uomini- e anche dei Nani- in relazione soprattutto al primo grande Nemico, Morgoth, il Vala decaduto e corrotto.
Troviamo personaggi titanici, come l’Elfo Feanor, che per gloria personale disubbidisce ai Valar e riporta gli Elfi nella Terra di Mezzo per riprendersi i gioielli da lui creati – i Silmaril, da cui il titolo del libro – e rubati da Morgoth, e per questo lui e gli Elfi tutti subiscono una maledizione.
Personaggi eroici e tragici, come l’Uomo Tùrin, dai forti tratti edipici, o eroi ed eroine come Beren e Lùthien, il cui amore sfida la morte, perché si tratta di un Uomo mortale che si unisce ad una dama elfica immortale, la quale sceglie la mortalità per stare accanto a lui. Vicenda che anticipa quella di Aragorn e Arwen del Signore degli Anelli ed è un omaggio alla storia d’amore tra Tolkien e la moglie Edith Bratt.
La tomba di J.R.R. Tolkien e della moglie Edith Bratt
Un libro più complesso dei precedenti
Il Silmarillion non è di semplice lettura, anche perché è combinato mettendo assieme narrazione sapienziale ed estratti da una cronologia redatta da Tolkien che viene “incollata” al racconto sapienziale selezionando passi e ed episodi. Una costruzione in parte artificiale, che appesantisce il racconto, soprattutto per quanto riguarda la parte sulla Seconda Era e il regno di Nùmenor, la grande isola abitata dagli Uomini, che si innalzerà e cadrà per cercare l’immortalità proibita: una versione tolkieniana di Atlantide, che però nel testo assemblato da Tolkien figlio e Guy Kay non è molto scorrevole.
Ci vorrà il progetto della Storia della Terra di Mezzo – di cui riparleremo- per rendere giustizia al Silmarillion e alla sua organicità. Comunque sia, il Silmarillion è sempre un racconto avvincente, perché Tolkien è comunque ispirato, e ha catturato milioni di lettori.
Beren e Luthien (© Alan Lee)
Se dovessi però consigliare un momento ideale per leggerlo, direi dopo i 15 anni, perché si è più in familiarità con i racconti mitologici e soprattutto perché il Silmarillion è di fatto uno sfondo per i due romanzi pubblicati in vita di Tolkien. Sebbene sia stato scritto prima e durante la composizione di quei romanzi necessita di un tempo ulteriore e differente per essere gustato ed apprezzato.