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Dai concerti con gli Oasis al nuovo album Lovin’ You: Richard Ashcroft racconta la sua rinascita

Richard Ashcroft, avvolto da una nuvola di fumo, via Zoom appare rilassato, con lo sguardo di chi ha appena concluso un’estate da ricordare. Il frontman dei Verve dalla voce inconfondibile racconta con orgoglio l’esperienza appena conclusa: è stato opening act dei concerti degli Oasis nel Regno Unito e in Irlanda, un evento che ha fatto battere i cuori ai nostalgici del Britpop anni ’90 e ai fan dei Verve, la sua ex band. E’ stata una rinascita per Ashcroft la cui attitudine resta fieramente salda nel rock.

Lovin’ You: un album eclettico e un ritorno all’essenza

E a proposito di nuovi inizi, il 3 ottobre è uscito il suo nuovo album, Lovin’ You, il primo disco di inediti dal 2018. Il titolo non potrebbe suonare più emblematico: un ritorno all’essenza, tra cuore, musica e passione. Un disco eclettico, come lo definisce lo stesso artista in cui la voce fa da trait d’union tra rock, soul, hip-hop, blues, elettronici e country.

«L’amore è speranza, e oggi ne abbiamo bisogno»

Come afferma lo stesso musicista, infatti, nel disco si parla di amore in quanto «in questo momento di sente il bisogno di speranza o quantomeno- ha detto- ne ho bisogno io Volevo si sentisse l’estasi e l’amore come sappiamo è incredibilmente potente». 

E aggiunge: «Siamo tutti bravi ad esprimere sentimenti negativi, ma esprimere la gioia non è facile come sembra, specie in questo periodo».

Sul palco con gli Oasis

Alla domanda su com’è stato far parte della reunion dell’anno, Richard Ashcroft ha risposto che è stata un’esperienza enorme, unica, travolgente e irripetibile. Un’occasione del genere capita una sola volta nella vita e non ricapita più. Ha inoltre confessato che non dava per scontata la risposta del pubblico che era lì principalmente per gli Oasis tuttavia ha apprezzato ed è rimasto sorpreso per il fatto che abbiano partecipato con entusiasmo anche durante la sua esibizione.

Il cerchio si è finalmente chiuso

Il frontman ha spiegato in seguito, che la sua storia, fin dagli inizi, si intreccia profondamente con quella degli Oasis. Nel corso degli anni, infatti, gli Oasis hanno sostenuto i Verve e viceversa. Adesso il cerchio si è finalmente chiuso, dopo questa esperienza condivisa sul palcoscenico. Secondo l’artista era destino che scegliessero lui anche se la band avrebbe potuto chiamare chiunque per aprire i loro concerti.

«La vera festa sono state quelle due ore sul palco»

Alla domanda posta dall’intervistatore: «Avete festeggiato molto dietro le quinte?», Richard Ashcroft ha chiarito subito che la posta in gioco era troppo alta. Era indispensabile, infatti affrontare ogni serata con la massima serietà proprio per le milioni di sterline appesi alla voce di Liam Gallagher.

Per di più ha aggiunto: «La vera festa sono state quelle due ore sul palco». Ha ammesso di aver vissuto in passato notti sfrenate e numerosi party dopo i concerti. Questa volta, invece, ha sentito la necessità di presentarsi nella migliore forma possibile per il rispetto dei fan. «C’è chi non vede l’ora di dirti che sei stato una delusione o sei troppo vecchio– ha spiegato- invece è andata benissimo».

Ha ricordato tuttavia che durante una serata a Dublino ha bevuto più Guinness di quante ne avesse mai bevute in vita sua. Nonostante tutto, ciò che contava davvero erano gli spettacoli e la performance. «In generale Liam arrivava, cantava e andava via».

Nuove band all’orizzonte: la reunion come nuova linfa

Quando gli è stato chiesto se la reunion degli Oasis rappresentasse un vero beneficio per il mondo della musica o soltanto un’operazione nostalgica, Ashcroft ha risposto con positività raccontando di aver conosciuto tanti giovani che hanno il sogno di formare una band e manifestano il desiderio di cimentarsi nella scrittura e scrivere nuovi brani. È convinto che questa reunion rappresenti una spinta rigenerante e che darà nuova linfa al panorama musicale, stimolando la nascita di nuovi cantautori e gruppi.

Per diventare rockstar serve libertà

Sulla probabilità che possano nascere nuove rockstar, il frontman si è mostrato titubante in quanto adesso sembra che le persone siano molto preoccupate di cosa pensa la gente di loro. Al contrario è essenziale essere liberi di esprimersi per quello che si è e solo dopo cercare di convincere il pubblico proprio perché paga affinché un artista lo conduca in una dimensione speciale.

«Sognavo il rock leggendo la storia dei Beatles e dei Rolling Stones»

Parlando di sé, il musicista ha ammesso che quanto aveva tra i 15 e i 16 anni sognava di diventare una rockstar. I suoi sogni erano alimentati dalle letture che egli faceva sulla storia dei Beatles, dei Rolling Stones. Quelle storie lo avevano affascinato perché sembrava che la vita dei membri di questi gruppi musicali fosse straordinaria.

«Io ho vissuto un sogno – rivela Ashcroft- non si tratta di droghe, né del lato materiale, ma dell’avere quell’autentica libertà, venendo da un contesto in cui nessuno se lo aspettava da te».

La verità dietro Bitter Sweet Symphony: un paio di Clarks Wallabee nuove

Dal videoclip di Bitter Sweet Symphony

Nel corso dell’intervista il cantante ha ricordato l’imbarazzo nel girare il video divenuto iconico di Bitter Sweet Symphony. Un disagio che nasceva soprattutto dal fatto che nessuno sapeva chi fosse. Durante le riprese, come confessa Ashcroft, due ragazze che gli camminavano accanto, parlando di lui dissero: «Non può essere una pop star, è troppo brutto». Questa esclamazione lo aveva convinto a chiedere al regista di cominciare le inquadrature dalle scarpe: un paio di Clarks Wallabee nuove di pacca.

Ashcroft non ha perso la voglia di libertà che egli ha detto non essere fuori moda. Tuttavia sull’attuale panorama musicale i rapper e i produttori, dice, hanno finito per rubare la scena alle rockstar.

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