I concerti erano molto più di un semplice interesse per Michele Nucci: rappresentavano un modo di vivere, una finestra sul mondo che amava spalancare attraverso il suo obiettivo. Chi lo conosceva sapeva che la musica dal vivo era per lui un territorio naturale. Nei palazzetti gremiti come nei piccoli club, Nucci si muoveva con una sicurezza costruita in anni di esperienza, cercando la giusta angolazione, attendendo la luce perfetta, aspettando quell’attimo unico che avrebbe trasformato un istante in un racconto.
La sua prematura scomparsa, avvenuta un mese fa, è arrivata a ridosso dell’inaugurazione della mostra “Live in BO” a Budrio, un evento cui teneva profondamente. La famiglia ha scelto comunque di portare avanti quel progetto, nel segno della sua dedizione. Ora quella stessa esposizione approda a Bologna, nella Sala della Musica di Salaborsa, come parte del percorso “Musica (in) Foto – Immagini Sonore”.
“Live in BO”: la musica che diventa memoria
La sezione dedicata a Nucci è curata da Gabriele Fiolo, che introduce la mostra definendo ogni scatto del fotografo come “un varco nel tempo”. Le sue fotografie non si limitano infatti a ritrarre un artista, ma restituiscono l’atmosfera che avvolgeva ogni concerto: la tensione prima dell’attacco, il silenzio carico che precede un assolo, la vibrazione di un pubblico che respira all’unisono. È un dialogo muto tra chi sta sul palco e chi osserva, un incontro che l’obiettivo di Nucci sapeva trasformare in narrazione.
Nelle immagini compaiono figure che attraversano decenni di musica: da Roger Waters a Ornella Vanoni, passando per Marco Mengoni, colti durante alcune tappe bolognesi delle loro carriere. Ogni scatto non restituisce solo un volto, ma un frammento di esperienza condivisa, il ritratto di una città che ha sempre vissuto la musica come parte del proprio tessuto culturale.
Bologna come crocevia culturale
Guardare le immagini di Nucci significa ripercorrere la storia musicale di Bologna, città che nel tempo è diventata un punto di incontro tra generi, generazioni e linguaggi artistici. Nel corpus esposto convivono concerti intimi nei club, grandi eventi nelle piazze e performance nei teatri.
Per il curatore Fiolo, il valore di queste foto va oltre l’estetica: è anche storico e filosofico. La fotografia, dice, diventa un mezzo capace di fissare ciò che per natura è fugace, restituendo durata a esperienze che esistono soltanto nell’attimo in cui avvengono. Nucci ha saputo fare proprio questo: conservare l’essenza di un’energia irripetibile.
Dal contest agli scatti che raccontano la resistenza della musica
Il percorso espositivo prosegue con la sezione dedicata al contest fotografico “La Musica si fa immagine”, promosso dall’Associazione Fotografica Tempo e Diaframma insieme all’Associazione Terzo Tropico. Oltre mille fotografie, inviate da più di duecento autori, danno forma a un mosaico nazionale in cui il suono diventa immagine e l’immagine diventa emozione.
A chiudere il viaggio, “Echi Visivi” del fotografo Massimo Sciacca, tratto dal progetto “Rock sotto assedio”, che documenta la resistenza culturale dei giovani di Sarajevo nel 1995. In quelle foto, scattate tra le macerie della guerra, la musica emerge come gesto di coraggio, come possibilità di esistere anche quando tutto sembra crollare.