Siamo a Detroit, Michigan, è il 1967. C’è un ragazzo di 25 anni, figlio di un immigrato messicano, arrivato da quelle parti per lavorare nelle fiorente industria automobilistica locale, e di una donna di origini native americane ed europee. È il sesto figlio della numerosa progenie della coppia, da cui il nome: Sixto.
Gli immigrati messicani vivono in povertà, ghettizzati ed emarginati e questo influenzerà molto il pensiero di Sixto. Il quale, nonostante lavori anch’egli nelle fabbriche della città, cerca il suo riscatto attraverso la musica. Trova un etichetta, la Gomba Music, che lo ribattezza Rod Riguez e con la quale pubblica un 45 giri, I’ll Slip Away/You’d Like To Admit It. Il disco vende poco ma è sufficiente ad attirare l’attenzione della Sussex Records, che lo mette sotto contratto per tre album, stavolta col suo nome, Rodriguez.
Gli esordi
L’etichetta non gli lesina mezzi: Dennis Coffey alla chitarra, che sarà anche il produttore, Mike Theodore alle tastiere. Poi Bob Babbitt al basso, Andrew Smith alla batteria, Bob Pangborn alle percussioni, Carl Reatz ai fiati. E, inoltre, un coro di bambini, persino l’Orchestra Sinfonica di Detroit, diretta da Gordon Staples.
Cold Fact, questo il titolo, viene registrato tra Agosto e Settembre 1969 e viene distribuito nel Marzo 1970. Ma, a dispetto della qualità artistica e della pregevole registrazione, si rivela un flop clamoroso, vendendo solo poche centinaia di copie. La Sussex Records non desiste e per il nuovo lavoro, Coming From Reality, lo affida alle cure di Steve Rowland mentre la line-up è formata da Chris Spedding alle chitarre, Phil Dennys alle tastiere, Gary Taylor al Basso, Andrew Steele alla batteria, Tony Carr alle percussioni e Jimmy Horowitz al violino. Il disco esce nel Novembre 1971 ma ancora una volta, nonostante il valido contenuto, non incontra il favore del pubblico. Poco prima di Natale la casa discografica decide di rescindere il contratto.
Una carriera interrotta
La carriera musicale di Sixto si chiude qui. Tornerà a fare l’operaio per stipendi da fame e nel 1976 compra un rudere ad un’asta giudiziaria, per 50 dollari. Lo ristruttura e vi si stabilisce a titolo definitivo. Si sposa prima con Rayma Rawa, dalla quale ha la figlia Eva. Poi nel 1984 con Conny Koskos, dalla quale ha le figlie Sandra e Regan.
Qualche copia dei suoi dischi finisce in Australia e Nuova Zelanda. Qui, grazie ad alcuni passaggi radiofonici, inizia ad ottenere un discreto riscontro che lo porterà in tour nella terra dei canguri nel 1979 e nel 1981. L’etichetta australiana Blue Goose acquista i diritti dei suoi lavori per poterli ristampare e creare una compilation intitolata At His Best. Poi il telefono non suona più.
Nel frattempo però è successo qualcosa che Sixto non sa.
Oltre la musica
C’è un Paese che da anni vive un incubo: è il Sudafrica dell’apartheid, nel quale le canzoni di Sixto sono arrivate da anni. Per motivi verosimilmente legati al rugby. I suoi versi rivolti agli ultimi ed agli emarginati, i suoi messaggi di amore, fratellanza e speranza diventano veri e propri inni delle nuove generazioni. E quei brani si diffondono a macchia d’olio con impressionante rapidità. Persino il repressivo e discriminatorio governo di Pieter Botha (l’apartheid dal 1973 è stato dichiarato “crimine contro l’umanità”) se ne preoccupa e ne vieta la trasmissione radiofonica e televisiva ma nulla può contro la volontà dei giovani.
Alcune case pagano diritti per ristampare quelle registrazioni e per avere qualche inedito. Coming From Reality viene ristampato con il nome di After The Fact e la compilation At His Best ottiene il disco di platino nel 1981: secondo alcuni sondaggi, la sua popolarità nel Paese è superiore a quella di Elvis Presley e dei Rolling Stones e la sua musica viene paragonata a quella di Bob Dylan. Persino Steven Biko pare essere un suo accanito fan.
Tra le leggende
Ma Sixto Rodriguez, operaio in una ditta di demolizioni di Detroit, Michigan, ne è completamente ignaro. Così come, paradossalmente, nessuno in Sudafrica sa nulla di lui. Fiorisce infatti una quantità di leggende metropolitane, che lo vogliono morto suicida sul palco dopo essersi dato fuoco (secondo un’altra versione, sparandosi con una pistola), morto per overdose, ergastolano per aver ucciso un’amante e molte altre stramberie. Nel 1991 l’odioso regime cade e gli album di Sixto vengono pubblicati anche in CD ma sono tanti a continuare a chiedersi che fine abbia fatto. Cinque anni più tardi viene inviata una lettera al prestigioso mensile musicale britannico “Q”, nella quale si chiedono “informazioni relative ad un cantante statunitense che avrebbe composto tutte le sue canzoni in carcere e che si sarebbe suicidato sparandosi sul palco”. La missiva non ottenne risposta alcuna.
Nel 1997 un suo fan ed un giornalista di musica realizzano un sito web, The Great Hunt Rodriguez, per avere sue notizie, sito in cui l’anno successivo si imbatte per caso la figlia maggiore Eva, che contatta gli amministratori fornendo loro il numero di telefono del padre. E finalmente si scopre chi è Sixto Rodriguez ma soprattutto è questi che viene a conoscenza del suo enorme successo.
Inevitabile l’immediata organizzazione di un tour, il cui titolo – riferito alle voci che sono circolate per anni – è Dead Men Don’t Tour: Rodríguez in South Africa 1998, sul quale viene anche realizzato un documentario.
L’ascesa di una rockstar
Arriva a Città del Capo, accolto come una vera e propria rockstar munito solo della sua chitarra ma non fa fatica a trovare una band: non c’è musicista in tutto il Sudafrica che non conosca a memoria i suoi brani. Le sei date in programma sono tutte sold-out e verranno organizzate altre serie di concerti nel 2001 e 2005 mentre nel 2007 sarà la volta dell’Australia.
Negli USA però non decolla e comincia ad esibirsi a New York solo dopo l’uscita, nel 2013 del documentario Searching For Sugar Man (dal titolo di una sua canzone) del regista svedese Malik Bendjelloul, che racconta della lunga indagine di due fan per ricostruire le radici del loro mito e che ottiene il Premio Oscar e il BAFTA Award come miglior documentario: la pellicola gli aprirà le porte non solo della metropoli americana ma dei teatri di numerosi Paesi europei, partecipando anche, nel 2013, ai festival di Glastonbury e Montreux. Sarà inoltre ospite di seguitissimi programmi televisivi, tra gli altri il Late Show with David Letterman e il Tonight Show with Jay Leno. L’ultimo suo concerto risale al 20 Febbraio 2020, alla Nashville City Winery. Sixto Diaz Rodriguez si spegne l’8 Agosto 2023, a causa delle complicazioni di un ictus che l’aveva colpito sei mesi prima.
Con la consapevolezza di essere una rockstar.
FORSE NON SAPEVATE CHE…
Sixto non abbandonò mai l’impegno e l’attivismo politico, candidandosi alla carica di sindaco di Detroit nel 1981. Poi al consiglio comunale della stessa città nel 1989 e alla Camera dei rappresentanti del Michigan nel 2000, senza mai, tuttavia, venire eletto. Rifiutò di partecipare alla cerimonia degli Oscar per “non mettere in ombra il lavoro del regista”. Lo stesso Bendjelloul, ottenuta la statuina, lo ringrazierà pubblicamente con le parole “grazie ad uno dei più grandi cantanti di sempre: Rodriguez”. Il produttore Simon Chinn aggiungerà: “questo gesto dice tutto sull’uomo e la sua storia”.
Sixto, nonostante il successo avuto in tarda età, non lasciò la sua vecchia casa di Detroit, comprata per soli 50 dollari e da lui stesso rimessa a posto, almeno fino al 2013. Altre fonti affermano che non la lasciò mai fino al suo ricovero in una struttura negli ultimi mesi di vita.
Nel 2013 venne colpito da glaucoma che lo portò – pare – alla cecità totale nel 2022, ma non esistono fonti certe della notizia.