Prima il nome Zanarini non evocava soltanto il celebre bar sotto il Pavaglione, con lo sguardo fisso su Galvani e la sua rana. No, Zanarini si affacciava anche su via D’Azeglio, dove oggi si servono ancora caffè, ma anche frappuccini e bevande dal sapore americano.
L’impero Zanarini
Oggi è una sola insegna storica tuttavia allora rappresentava un piccolo impero: più di venti esercizi Zanarini disseminati in tutta l’Emilia-Romagna, tra bar, pasticcerie e perfino un albergo, il New Hotel Zanarini di Riccione. A guidare l’impresa, prima Enrico, poi il figlio Giorgio, eredi di una tradizione familiare che ha fatto dell’accoglienza una vera e propria arte. Oggi la famiglia Zanarini si muove su altri fronti, ma senza dimenticare le proprie radici.
A cena da Giorgio

A cena da Giorgio, volume pubblicato da Pendragon
A raccontare questa storia è Francesca Zanarini, figlia di Giorgio e nipote di Enrico. Nel suo libro, un ricettario che è anche una raccolta di fotografie e memorie di famiglia, Francesca ripercorre le tappe di un’epoca in cui il caffè e i dolci Zanarini erano sinonimo di eleganza, ospitalità e accoglienza nel cuore della città delle due Torri.
Un itinerario (Da Bologna all’Australia, passando per Riccione e per le sale eleganti del Bar sotto il Pavaglione), quello raccontato in A cena da Giorgio, il volume appena pubblicato da Pendragon. «Un viaggio tra i sapori, i volti e le storie che hanno animato la vita di Casa Zanarini», lo definisce la casa editrice bolognese.Giorgio Zanarini decise di trasferirsi a Sydney lasciando Bologna. Sua figlia Francesca restò invece sotto le Due Torri. Ed è proprio di Bologna e Riccione, più che dell’Australia, che il libro racconta: Giorgio aveva trasformato in arte di famiglia due città legate dalla passione per la cucina e dall’accoglienza.
Il celebre Bar Zanarini di piazza Galvani, fu di proprietà della famiglia dal 1930 al 1963. Poi la vendita, l’apertura dell’hotel di Riccione e una nuova stagione di successi. Quello di Galvani, intanto, diventava il locale più alla moda della città, tra i primi a osare i tavolini sotto il portico e a trasformare il caffè in un luogo di incontro e simbolo di eleganza e classe.

Caffè Zanarini oggi
«Andiamo a prendere un caffè da Zanarini»
Francesca ricorda che c’era stato un tempo in cui dire «andiamo a prendere un caffè da Zanarini» equivaleva a una sorta di parola d’ordine cittadina. Poi arrivarono anni di alterne fortune, con gestioni diverse e un restyling poco riuscito, fino alla recente rinascita del locale. Racconta anche di tornarci spesso, oggi, perché con Antoniazzi e Francesco alla direzione il livello, a suo dire, è tornato altissimo.
Tra personaggi celebri e ricette d’autore
Dalla Bologna elegante degli anni Cinquanta al fervore della Riviera negli anni Settanta e Ottanta, Casa Zanarini è stata un crocevia di personaggi celebri tra cui Walter Chiari, amico fraterno di Giorgio e testimone di nozze di Francesca. Architetti, pittori, scrittori, registi, cantanti sono passati da là e si sono fermati sotto i portici ad assaporare caffè e dolci. Per non dimenticare le ricette d’autore: il Rifreddo con la gelatina per un’Alida Chelli in dolce attesa, il Risotto ai funghi per Ugo Tognazzi, le Zucchine ripiene per Renato Rascel.
«L’amore per mio marito, Nerio Nanni»
Francesca, che da giovane scelse la moda come professione, dirigendo le boutique bolognesi di Sergio Rossi, Gianfranco Ferré e Yves Saint Laurent, racconta anche di sé, con eleganza e sincerità. «Il lavoro mi ha gratificato, ma a un certo punto ho dovuto scegliere: tra la carriera e l’amore per mio marito, Nerio Nanni, titolare della storica Libreria Nanni. E ho scelto l’amore. Prima di tutto, per me, viene la famiglia».
Ed è forse da questo sentimento che nasce anche il libro: un omaggio profondo a un cognome che per Bologna non è solo una firma, ma una parte indimenticabile della comunità e di tutta la memoria collettiva.
(Fonte: Corriere di Bologna, Piero Di Domenico)
						
									
																										