La corsa finale agli acquisti natalizi potrebbe fare la differenza. Le 48 ore prima di Natale, infatti, sono considerate decisive dai commercianti bolognesi, che sperano in un colpo di coda delle vendite. Finora, però, il bilancio è solo parzialmente positivo.
Dalla prima settimana di dicembre, ogni bolognese ha speso in media circa 300 euro per i regali di Natale, un dato in linea con quello dello scorso anno che ha generato un giro d’affari complessivo di circa 150 milioni di euro. Una boccata d’ossigeno, sì, ma non sufficiente a soddisfare pienamente le aspettative.
Natale, più regali e shopping last minute nei negozi
«La tendenza è quella di acquistare più regali», osserva Lorenzo Rossi, direttore generale di Confesercenti Bologna: con il budget medio a disposizione, ogni cittadino compra infatti quattro o cinque doni. Secondo il centro studi dell’associazione, gli acquisti si concentrano soprattutto nei negozi fisici e, in particolare, nell’ultima settimana prima di Natale: circa il 62 per cento dei bolognesi sceglie un’attività commerciale a ridosso delle feste. In cima alla classifica dei regali più gettonati ci sono i capi di abbigliamento, seguiti da libri, prodotti enogastronomici, profumi e giocattoli.
Emergono anche differenze legate al genere e all’età. Le donne prediligono abbigliamento e prodotti per la cura della persona, mentre gli uomini optano più spesso per articoli sportivi o tecnologici. I giovani, invece, puntano senza esitazioni su videogiochi, computer e, in generale, su tutto ciò che ruota attorno alla tecnologia.
Vendite sotto le aspettative
«Sinceramente speravamo in qualcosa di più», ammette Giancarlo Tonelli, direttore generale di Confcommercio Ascom Bologna. A pesare, secondo Tonelli, è stato anche il clima mite, che non ha favorito gli acquisti tipicamente invernali, in particolare nel settore dell’abbigliamento e delle calzature. Non solo: l’avvio dei saldi fissato al 3 gennaio sta spingendo molti consumatori a rimandare gli acquisti, in attesa degli sconti.
Accanto a segnali positivi del mercato bolognese, persistono difficoltà strutturali che continuano a frenare il settore e a limitarne la crescita. «Bologna resta una città costosa per fare impresa nel terziario: tra affitti, tasse, materie prime e costi di gestione, una spesa media più alta rispetto ad altre città può aiutare, ma non basta a risolvere il problema», sottolinea Giancarlo Tonelli.
L’andamento del settore della ristorazione procede senza una vera continuità. «I dati sono in linea con quelli del 2024, ma si tratta di numeri a singhiozzo: a giornate positive ne seguono altre più deboli», spiega Giancarlo Tonelli, che lega l’oscillazione delle presenze a fattori stagionali, turistici e alle condizioni meteo.
Alimentare in crescita: trainano mercatini e prodotti tipici
Decisamente più incoraggiante, invece, il quadro tracciato da Cna Bologna per il comparto alimentare. «Questo mese il commercio del cibo sta andando molto bene», conferma Massimo Fontanarosa, responsabile Cna Area Bologna Città, sottolineando la risposta positiva sia dei residenti sia dei visitatori. Un risultato favorito dalla diffusione dei mercatini in città e dal forte richiamo esercitato dai prodotti tipici bolognesi. Il settore, secondo Fontanarosa, vive una fase di crescita: le vendite alimentari registrano un incremento del 20 per cento rispetto allo scorso anno, mentre anche la ristorazione segna un +15 per cento, stando ai dati Cna. In forte ascesa anche il comparto dei libri, che fa segnare un aumento del 25 per cento.
Moda e giocattoli in calo, servono misure di sostegno
Resta invece in difficoltà il non alimentare. L’abbigliamento e la moda, infatti, registrano un calo del 20 per cento, mentre scendono anche le vendite di giocattoli (-5 per cento). Un quadro che, conclude Fontanarosa, rende necessarie nuove strategie di rilancio e maggiori interventi di sostegno al settore.
(Fonte: Resto del Carlino, Giovanni Di Caprio)
