Il libro di cui parliamo oggi è “Il Broker”, di John Grisham, edito nel 2005 da Mondadori. L’anno dopo la sua uscita, stimolato dal fatto che parte del libro fosse ambientato proprio a Bologna decisi di acquistarlo sebbene non fossi un grande amante del genere legal, ambito in cui generalmente si muoveva lo scrittore americano.
Ma, in effetti, “Il Broker” fu forse il primo dei suoi libri a uscire dalla categoria citata per spostarsi verso il thriller. E il risultato è stato decisamente buono, perché il libro risulta leggibile e coinvolgente, con tensione crescente mescolata in modo corretto ad altri momenti maggiormente introspettivi. Sì, perché il protagonista Joel Backman, nel corso del racconto si troverà a fare un percorso interessante, che in alcuni punti potremmo quasi definire da “libro di formazione”.
Copertina del libro “Il Broker” di John Grisham
La storia de “Il Broker” di Grisham
Il protagonista è un ormai ex potente lobbista finito in carcere a seguito di uno scandalo. Graziato dal Presidente degli USA dopo sei anni di prigione, torna in libertà e viene mandato in Italia con una nuova identità.
E proprio nel nostro paese si troverà a dover lottare per la propria vita, scappando da chi cercherà di ucciderlo, trovando il modo per nascondersi e allo stesso tempo cercando qualcuno di cui fidarsi.
E in Italia, passerà anche e soprattutto da Bologna. Va dato atto a Grisham di aver fatto davvero un buon lavoro dal punto di vista dello studio dell’urbanistica della nostra città (e probabilmente non solo di quella). Si può tranquillamente andare alla ricerca di dove sia vissuto e passato Backman tra un portico e l’altro.
Copertina de “Il Broker” di John Grisham (Oscar Mondadori)
Il contesto, croce e delizia
E se c’è un contro in questo libro, è proprio questa precisione quasi maniacale nel raccontare passo passo gli spostamenti del protagonista. Il libro rimane leggibile e con una tensione che ti mantiene vigile sul punto cruciale del racconto, ma vi sono momenti in cui la mente si appesantisce di riferimenti stradali.
Croce e delizia dicevamo, perché se da bolognese è divertente ritrovarsi nel percorso fatto dal protagonista, diventa un po’ più indigesto fare la medesima cosa quando questi si sposta in un’altra cittadina.
Inutile dire che da bolognese sono stato più attratto dal percorso svolto dal protagonista a Bologna che a Treviso. Qualche stereotipo sulla vita in Italia è garantito, ma abbiamo letto anche di peggio. Tutto sommato quindi, il libro, che comunque è valido, ha un qualcosa in più se si è di Bologna o di una delle cittadine attraversate da Backman.
