Il libro di cui parliamo oggi è “L’orologiaio di Brest”, di Maurizio De Giovanni edito da Feltrinelli. Non c’è molto da dire sull’autore, di cui sicuramente non sarà sfuggito a chi ama il genere la “saga” del Commissario Ricciardi, e sicuramente se forse non tutti hanno letto un libro di De Giovanni, quasi nessuno non ha visto almeno un suo lavoro televisivo.
Ma si diceva che avremmo parlato de “L’Orologiaio di Brest”, e quindi veniamo a noi, nonostante vista la relativa novità della sua uscita (circa due settimane), vogliamo evitare eventuali spoiler.

Copertina del libro “L’orologiaio di Brest” di Maurizio De Giovanni
L’orologiaio di Brest, di Maurizio De Giovanni
Il 13 maggio 1984, esattamente alle ore 11, accade qualcosa che va ad impattare almeno su due vite. Quella della giornalista Vera Coen e quella del professore universitario, dalla vita in caduta libera, Andrea Malchiodi.
Entrambi provano a dipanare fili che vanno oltre all’indagine criminale, divenendo qualcosa di molto più personale. E nel mezzo c’è “l’uomo degli ingranaggi”, militante combattente ed esperto di esplosivi, con gli anni della lotta armata e delle ideologie, che non sono più solo una cornice, ma parte fondamentale della narrazione.
Il libro “L’orologiaio di Brest” non è solo un noir, ma un’indagine personale quindi, una storia sui legami familiari e sulla memoria. La trama tiene assieme in modo pregevole il passato e il presente, e apre la mente alla riflessione. Anche sulla storia d’Italia degli anni in cui il libro è ambientato, e non solo al racconto in sé.
Nonostante De Giovanni sia ormai una certezza e sappia dosare in modo intelligente suspence e riflessione, il tema e la non linearità della lettura potrebbero a prima vista apparire complessi per quei lettori che cerchino la pura evasioni. Nonostante questo, il libro è decisamente consigliato: se gli date una possibilità non ne resterete delusi.
