“Sei andato a scuola? Sai contare?”, dice Peppino. “Si so contare.” risponde Giovanni. “E sai camminare?”, “so camminare”. “E contare e camminare insieme lo sai fare?” chiede con aria di sfida Peppino, “sì, penso di sì” risponde dubbioso Giovanni. “Allora forza, conta e cammina… 1,2,3,4…” (tratto dal film “I cento passi”).
Sono 100 i passi che separano la casa di Peppino Impastato e quella del boss mafioso Gaetano “Tano” Badalamenti, uno dei capi di Cosa Nostra. Il 9 maggio 1978 lo farà uccidere legandolo ai binari della ferrovia Palermo-Trapani e facendolo esplodere con una carica di tritolo. Peppino Impastato, però, non è solo il modo in cui è morto: è la sua voce, è le sue idee. Oggi siamo qui per “urlarle” ancora una volta e per sempre.
Peppino Impastato (©Archivio Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato)
Chi era Peppino Impastato
Giuseppe Impastato, detto Peppino, ha una storia particolare, fatta di coraggio, di lotta, di tragedia ma anche di risate, libertà e spensieratezza. Figlio di una famiglia mafiosa, legata a Tano Badalamenti, boss di Cinisi (PA), Peppino sin da giovanissimo si oppone alle idee della sua famiglia. Denuncia le attività illecite della mafia nel territorio siciliano e lotta per una gioventù in cerca di un futuro migliore per sé e le generazioni a venire. Fonda nel 1977 Radio Aut, una radio libera e autofinanziata per mezzo della quale denunciò i crimini e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini. Nel programma Onda pazza, Cinisi diventa “Mafiopoli”, Badalamenti diventa “Tano Seduto” e tra satira e ironia anche la politica italiana finisce sotto inchiesta.
A raccontare la sua storia, come nessun altro è riuscito, è stato Marco Tullio Giordana con il film “I cento passi”.
I cento passi: un film dal profondo impegno civile
Il lungometraggio, distribuito nelle sale italiane il 1° settembre 2000, diretto dal regista Marco Tullio Giordana e scritto da Giordana stesso, Claudio Fava e Monica Zapelli, ha un merito che va oltre la bellezza dell’opera. Il film ha reso note le vicende della vita e fatto luce sulla morte di Peppino Impastato. La sua storia era fino ad allora passata in sordina poiché morto lo stesso giorno in cui il corpo dell’Onorevole Aldo Moro è stato ritrovato in via Caetani a Roma, ucciso dalle Brigate Rosse. Un altro problema legato alla morte di Impastato riguarda le indagini. Per anni venne considerato un suicidio, addirittura un atto terroristico per via delle sue idee di stampo comunista. A giustificare il presunto suicidio sarebbe stato un biglietto ritrovato in casa sua che, però, non aveva niente a che fare con la morte di Peppino.
Felicia Bartolotta (©Archivio Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato)
La verità sull’omicidio
Nel 1984, grazie ai magistrati Rocco Chinnici e Antonino Caponnetto, venne finalmente riconosciuta la matrice mafiosa dell’assassinio. In seguito a una lunga serie di vicende giudiziarie che si intersecarono anche con il maxiprocesso (nel quale era coinvolto anche Gaetano Badalamenti), solo nel 2002, l’11 settembre, a quasi ventiquattro anni di distanza dal delitto, Badalamenti venne dichiarato colpevole dell’omicidio di Peppino Impastato. Il film, uscito due anni prima della condanna, è come se avesse emesso la sentenza finale in anticipo.
I cento passi: il successo dovuto in parte al cast
Per raccontare questa storia importante, Giordana si è avvalso anche di un cast scelto meticolosamente e forse è stato soprattutto questo a fare la differenza. Luigi Lo Cascio, al suo esordio sul grande schermo, interpreta Peppino Impastato, Luigi Maria Burruano veste i panni di Luigi Impastato (padre di Peppino). Lucia Sardo interpreta Felicia Bartolotta (madre di Peppino sulla quale si potrebbe scrivere tanto quanto rispetto al figlio), mentre il fratello Giovanni è interpretato da Paolo Briguglia. Altri tre ruoli centrali nella storia sono ricoperti da altrettanto bravi attori: Tony Sperandeo è Gaetano Badalamenti, Ninni Bruschetta il Cugino Antony. Claudio Gioè restituisce al pubblico Salvo Vitale, amico di Peppino Impastato, a cui il mondo letterario e accademico italiano deve molto.
Il protagonista, Luigi Lo Cascio
La performance di Luigi Lo Cascio è sensazionale: nei gesti, nel modo di parlare e nel suo recitare in maniera febbrile, fa rivivere Peppino ancora una volta, coinvolgendo lo spettatore e ispirandolo a lottare a sua volta contro la mafia. L’attore, infatti, vinse il David di Donatello come miglior attore protagonista per questo ruolo. Nel 2019 interpreta nel film “Il traditore”, sempre in modo magistrale, un personaggio completamente opposto a Impastato: Salvatore “Totuccio” Contorno, un mafioso e collaboratore di giustizia italiano, ex membro di Cosa Nostra. Questo, seguendo l’esempio di Tommaso Buscetta (nel film, Pierfrancesco Favino), nel 1984 fornì delle importanti testimonianze centrali per la riuscita del maxiprocesso e del processo “Pizza connection” a New York.
Anche Tony Sperandeo, che interpreta nel film il boss Gaetano Badalamenti, vinse il David di Donatello come migliore attore non protagonista.
I Cento Passi (©Film I Cento Passi)
Perché tornare al cinema a vedere il film
Questo non è un film che parla solo di mafia e della Sicilia. Per citare il regista, Giordana, questo “è anche un film sull’energia, sulla voglia di costruire, sull’immaginazione e la felicità di un gruppo di ragazzi che hanno osato guardare il cielo e sfidare il mondo nell’illusione di cambiarlo”. “Molto si deve all’esempio di persone come Peppino, alla loro fantasia, al loro dolore, alla loro allegra disobbedienza”.
Oggi, in un mondo ancora dominato dalle ingiustizie, dalla violenza, dalla sete di potere di chi già ne ha troppo, è nostro compito portare avanti le idee e il coraggio di Peppino Impastato. Egli diceva che “se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà”. Oggi più che mai ci tocca coltivarla, usare la fantasia per immaginare un mondo diverso e fare di tutto per costruirlo. Peppino e le altre vittime di mafia sono morti per un ideale e adesso è importante non lasciare che sia anche quello a morire.
È il momento di camminare e contare fino a 100 e urlare come faceva Peppino!